Il papa: anche nella Chiesa si soffre perchè molto lavorano per se stessi

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Servire è donare se stessi , essere non per se stessi, ma per gli altri. Parte di qui la riflessione di Benedetto XVI che questa mattina ha proposto ai fedeli che nella Basilica vaticana hanno partecipato all’ordinazione di 5 nuovi vescovi. Una cerimonia solenne ma anche molto familiare perché gli ordinati sono tutti monsignori di Curia: Gabriele Giordano Caccia, Franco Coppola, Pietro Parolin, Raffaello Martinelli e Giorgio Corbellini. Il papa ha loro imposto le mani, un atto che “ si svolge in silenzio- ha detto il papa- La parola umana ammutolisce. L’anima si apre in silenzio per Dio, la cui mano s’allunga verso l’uomo, lo prende per sé e, al contempo, lo copre in modo da proteggerlo, affinché in seguito egli sia totalmente proprietà di Dio, gli appartenga del tutto e introduca gli uomini nelle mani di Dio” Il vescovo come il sacerdote deve portare il Vangelo agli uomini, ha spiegato il papa.

“Ma cosa è mai un Apostolo?” chiede il papa? È un servitore che deve avere tre caratteristiche: la fedeltà, la prudenza e la bontà. “La Chiesa non è la Chiesa nostra, ma la sua Chiesa, la Chiesa di Dio.” E con una frase che sembra commentare molti dei recenti avvenimenti il papa dice: “Sappiamo come le cose nella società civile e, non di rado, anche nella Chiesa soffrono per il fatto che molti di coloro, ai quali è stata conferita una responsabilità, lavorano per se stessi e non per la comunità.” La fedeltà è comunque dinamica creativa, “ non è paura, ma è ispirata dall’amore e dal suo dinamismo.”

La prudenza poi, dice il papa, non deve essere confusa con l’ astuzia. La prudenza “indica il primato della verità, che mediante la “prudenza” diventa criterio del nostro agire. La prudenza esige la ragione umile, disciplinata e vigilante, che non si lascia abbagliare da pregiudizi; non giudica secondo desideri e passioni, ma cerca la verità – anche la verità scomoda.” E il servo deve essere buono . Ma dove attingere bontà se non dal sommo bene. “Buono in senso pieno è solo Dio. Egli è il Bene, il Buono per eccellenza, la Bontà in persona. In una creatura – nell’uomo – l’essere buono si basa pertanto necessariamente su un profondo orientamento interiore verso Dio. La bontà cresce con l’unirsi interiormente al Dio vivente. La bontà presuppone soprattutto una viva comunione con Dio, una crescente unione interiore con Lui.

E di fatto: da chi altri si potrebbe imparare la vera bontà se non da Colui, che ci ha amato sino alla fine, sino all’estremo (cfr Gv 13, 1)? Diventiamo servi buoni mediante il nostro rapporto vivo con Gesù Cristo. Solo se la nostra vita si svolge nel dialogo con Lui, solo se il suo essere, le sue caratteristiche penetrano in noi e ci plasmano, possiamo diventare servi veramente buoni.” E se “la storia in cui viviamo appare come un mare buio che colpisce minacciosamente con le sue onde la navicella della nostra vita” e quando “la notte sembra impenetrabile” e sembra che il male prevalga sul bene”, allora però “vediamo molto vicina la luce che si accese, quando Maria disse: “Ecco, sono la serva del Signore”. Vediamo la chiara luce della bontà che emana da Lei.” Perché Dio “ci ha dato la sua Madre come Madre nostra, affinché impariamo da Lei a pronunciare il “sì”che ci fa diventare buoni.”

Tre dei nuovi vescovi saranno nunzi : Parolin in Venezuela dopo anni in Segreteria di Stato come Caccia che andrà in Libano, e Coppola nominato nunzio in Burundi. Martinelli dopo anni alla Dottrina della Fede sarà vescovo a Frascati e Corbellini dal Governatorato passa all’ Ufficio del lavoro.

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