La fame di Dio non può essere saziata con un cibo ordinario

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Per vent’anni – la religiosa fiamminga, santa Giuliana di Cornillon (1191-1258) – conservò nel segreto del proprio cuore una particolare visione: una luna splendente (la Chiesa) attraversata da una striscia scura; l’immagine di una liturgia incompleta – osservava la giovane religiosa – a cui bisognava porre rimedio introducendo (fu Cristo stesso a chiederglielo) una nuova festa liturgica, invitando così i credenti ad adorare Gesù Eucaristia. Nasce così, come la conosciamo oggi, la solenne celebrazione del Corpus Domini, istituita nella diocesi di Liegi, in Belgio, nel 1246, in seguito alle rivelazioni di santa Giuliana, e poi inclusa da Papa Urbano IV (1261-1264) nel calendario liturgico generale con la Bolla Transiturus de hoc mundo dell’11 agosto 1264. “Sebbene l’Eucaristia ogni giorno venga solennemente celebrata – si legge nel testo della bolla pontificia –, riteniamo giusto che, almeno una volta l’anno, se ne faccia più onorata e solenne memoria. Le altre cose infatti di cui facciamo memoria, noi le afferriamo con lo spirito e con la mente, ma non otteniamo per questo la loro reale presenza. Invece, in questa sacramentale commemorazione del Cristo, anche se sotto altra forma, Gesù Cristo è presente con noi nella propria sostanza”.
Dopo la morte di Urbano IV la celebrazione della festa del Corpus Domini venne limitata ad alcune regioni della Francia, della Germania, dell’Ungheria e dell’Italia settentrionale. Poi, nel 1317, Papa Giovanni XXII ne ripristinò il culto, e da quel momento la festa del Corpo e del Sangue di Cristo conobbe uno sviluppo meraviglioso.

La partecipazione a questa particolare solennità liturgica non è venuta meno anche oggi, nonostante gli esiti della legge civile italiana n. 54 del 5 marzo 1977 che tolse valore civile alla festa del Corpus Domini (motivo per cui dal giovedì successivo alla solennità della SS. Trinità, la festa del Corpus Domini fu spostata alla domenica). A Roma – ormai da diversi anni – il Pontefice presiede, di giovedì, la celebrazione dell’Eucaristia sul sagrato della basilica di san Giovanni in Laterano, per poi guidare la processione eucaristica che, percorrendo via Merulana, giungerà fino alla basilica di Santa Maria Maggiore. Quest’anno Papa Francesco, al termine della Messa si è recato direttamente, in auto, alla Piazza di Santa Maria Maggiore ad attendere la processione con il Santissimo Sacramento – guidata dal cardinale Vicario – per poi concluderla con la benedizione solenne. Il Papa – spiega il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi – “ha ritenuto opportuno rinunciare al lungo itinerario a piedi sulla Via Merulana, fra le due Basiliche, anche in vista dei prossimi impegni – in particolare il viaggio a Cassano, in Calabria, fra soli due giorni – e allo stesso tempo preferisce evitare di fare il tragitto sulla autovettura scoperta, affinché, secondo lo spirito della celebrazione odierna, l’attenzione dei fedeli rimanga invece concentrata sul Santissimo Sacramento esposto e portato in processione” (Sir).

Nel corso della sua omelia Papa Francesco – riprendendo il simbolismo eucaristico presentato nella Bibbia, quando parla di Mosè e del Popolo d’Israele nutriti con la manna donata da Dio nel deserto – invita i credenti a saper riconoscere “il pane falso che illude e corrompe, perché frutto dell’egoismo, dell’autosufficienza e del peccato”. Come il popolo eletto, quando si raggiunge una certa autonomia, un certo benessere, si corre “il rischio di dimenticare le tristi vicende del passato, superate grazie all’intervento di Dio e alla sua infinita bontà”. Oltre alla fame fisica l’uomo porta in sé un’altra fame, – afferma il Pontefice – una fame che non può essere saziata con il cibo ordinario. Un uomo – scriveva il mistico spagnolo, san Giovanni della Croce – non si sazia se gli diamo meno dell’infinito. Il Corpo e il Sangue di Cristo non sono un semplice alimento con cui saziare i nostri corpi, come la manna; il Corpo di Cristo è il pane che dona la vita, poiché la sostanza di questo pane è l’Amore stesso di Dio. “Vivere l’esperienza della fede – prosegue Papa Francesco – significa lasciarsi nutrire dal Signore e costruire la propria esistenza non sui beni materiali, ma sulla realtà che non perisce: i doni di Dio, la sua Parola e il suo Corpo”.

Ma nel mondo vi sono anche altre offerte di cibo che non vengono da Dio e che sembrano saziare la vita degli uomini. “Alcuni si nutrono con il denaro, altri con il successo e la vanità, altri con il potere e l’orgoglio”. Un cibo che appare gustoso e desiderabile, che rende l’uomo schiavo e lo porta a dimenticare il bene compiuto da Dio e a sognare altri pasti; annullando così la memoria della salvezza. «Ti ho nutrito di manna che tu non conoscevi», questo ci dice il Signore, recuperiamo questa memoria! Ognuno di noi, oggi, – chiede il Pontefice – può domandarsi: “e io? Dove voglio mangiare? A quale tavola voglio nutrirmi? Alla tavola del Signore? O sogno di mangiare cibi gustosi, ma nella schiavitù? Qual è la mia memoria? Quella del Signore che mi salva, o quella dell’aglio e delle cipolle della schiavitù? Con quale memoria io sazio la mia anima?”.

“L’Ostia è la nostra manna, – conclude Papa Francesco – mediante la quale il Signore ci dona se stesso. A Lui ci rivolgiamo con fiducia: Gesù, difendici dalle tentazioni del cibo mondano che ci rende schiavi; purifica la nostra memoria, affinché non resti prigioniera nella selettività egoista e mondana, ma sia memoria viva della tua presenza lungo la storia del tuo popolo, memoria che si fa «memoriale» del tuo gesto di amore redentivo”.

Terminata la celebrazione della Santa Messa, l’ostensorio contenente l’Eucaristia viene portato in processione lungo la via Merulana, fra due ali di folla raccolta in preghiera. Raggiunta la basilica di Santa Maria Maggiore Papa Francesco impartisce la solenne benedizione eucaristica e al canto mariano del Sub tuum praesidium si conclude la solenne processione del Corpus Domini.

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