Il papa e la “sacra fretta” di Maria

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È un Ferragosto semplice e paesano quello del papa. A Castelgandolfo, nella villa che non ha nulla della maestosità dei Palazzi vaticani, Benedetto XVI celebra la festa dell’Assunta con il fratello, i suoi collaboratori più stretti, e la famiglia pontificia. Tutto comincia alla 8 di mattina con la messa in parrocchia. Anche se nella villa la mattina inizia un po’ prima. La chiesa parrocchiale dedicata a San Tommaso da Villanova, gestita dai salesiani con l’attivissimo parroco polacco don Waldemar Niedziolka, diventa un piccolo Vaticano con tanto di guardie svizzere e Curia romana. Ma è pur sempre una parrocchia e il papa celebra con semplicità e con la omelia preparata sull’Assunzione di Maria nella quale, dice il papa, contempliamo “ciò che siamo chiamati a raggiungere nella sequela di Cristo Signore e nell’obbedienza alla sua Parola, al termine del nostro cammino sulla terra.” Parla della visita di Maria ad Elisabetta il papa. La giovane fanciulla di Nazareth “dopo l’annuncio dell’Angelo, “si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa” per fare visita ad Elisabetta.

L’evangelista, dicendo questo, vuole sottolineare che per Maria seguire la propria vocazione, nella docilità allo Spirito di Dio, che ha operato in Lei l’incarnazione del Verbo, significa percorrere una nuova strada ed intraprendere subito un cammino fuori della propria casa, lasciandosi condurre solamente da Dio”. E aggiunge: “Tutta la vita è un’ascensione, tutta la vita è meditazione, obbedienza, fiducia e speranza, anche nelle oscurità; e tutta la vita è questa “sacra fretta”, che sa che Dio è sempre la priorità e nient’altro deve creare fretta nella nostra esistenza.” E poi “La vita dell’uomo sulla terra è un cammino che si svolge, costantemente, nella tensione della lotta tra il drago e la donna, tra il bene e il male, E’ questa la situazione della storia umana: è come un viaggio in un mare spesso burrascoso; Maria è la stella, che ci guida verso il Figlio suo Gesù, sole sorto sopra le tenebre della storia” e ci dona la speranza di cui abbiamo bisogno: la speranza che possiamo vincere, che Dio ha vinto e che, con il Battesimo, siamo entrati in questa vittoria. Non soccombiamo definitivamente: Dio ci aiuta, ci guida.”

La messa prosegue, non è il papa a distribuire la comunione quest’anno a causa dell’ingessatura al polso, lo fa il cardinale Bertone, senza l’inginocchiatoio che si usa con il papa. Finisce la messa, il papa benedice, il coro canta il Salve Regina. È un coro di giovanissimi polacchi, fanno parte della Scuola musicale dei salesiani a Lutomiersk. Repertorio classico ed entusiasmo. Domenica saranno all’Angelus a cantare ancora per il papa. Ma intanto nel giorno di San Tarcisio sono ospiti del Cardinale Bertone a Villa Barberini. Un semplice ricevimento in giardino, dopo una specialissima vista al parco, qualche foto ricordo accompagnati dal loro direttore don Casimiro Dabrowski e dal parroco, poi un piccolo concerto, uno scambio di doni e sorrisi. Il cardinale parla della potenza della musica che “risolve i problemi e accompagna la fede”. Con lui anche il maestro delle cerimonie del papa Guido Marini. Sono amici e il cardinale lo ospita nel fresco della Ville Pontificie. Poi di nuovo super le stradine del paese affollate di turisti e di “gens vaticana” per arrivare all’ appuntamento con l’angelus del papa.

Applausi, qualcuno grida viva il papa e viva Maria. Ancora una riflessione sull’anno sacerdotale, il Curato d’Ars e l’Assunta. Al suo fianco monsignor Alfred Xuereb il secondo segretario. Anche don Georg è in ferie. Oggi la villa è in festa, pranzo speciale preparato da Loredana e Carmela, le memores che gestiscono la casa del papa. C’è anche il professor Polisca, il medico del papa. La prossima settimana il polso di Benedetto sarà sbendato e inizierà la fisioterapia. Poi il 27 arrivano a Castelgandolfo gli ex studenti del professor Ratzinger per lo Schülerkreis, come ogni anno. E lentamente finiranno le vacanze.

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