Il papa: c’è il rischio di una dittatura del relativismo

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Una riflessione pastorale sul santo curato d’ Ars quella del papa oggi all’ udienza generale che si è svolta, come sempre d’ estate, nel cortile della villa di Castel Gandolfo. Poco più di cinque minuti poi la sintesi in tutte le lingue, la benedizione e il saluto ai tanti fedeli riuniti sulla piazzetta davanti al palazzo. Poco dopo però la Sala Stampa ha distribuito un testo più lungo con una riflessione più “politca” di papa Benedetto. La società odierna, spiega il papa, è simile a quella francese dell’epoca della Rivoluzione. La fede cristiana, infatti, deve affrontare sfide anche più complesse di allora. E se nel post-1789 c’era il rischio di una “dittatura del razionalismo” oggi la “dittatura” è quella del “relativismo”.

Devoto sacerdote dell’epoca post-rivoluzionaria, impegnata in un’attività di evangelizzazione della Francia ancora scossa dal terrore termidoriano, il Curato d’Ars visse dal 1786 al 1859. “Lungi allora dal ridurre la figura di san Giovanni Maria Vianney a un esempio, sia pure ammirevole, della spiritualità devozionale ottocentesca – ha detto Ratzinger alle centinaia di fedeli presenti nel cortile di Castel Gandolfo – è necessario al contrario cogliere la forza profetica che contrassegna la sua personalità umana e sacerdotale. Nella Francia postrivoluzionaria che sperimentava una sorta di ‘dittatura del razionalismo’ volta a cancellare la presenza stessa dei sacerdoti e della Chiesa nella società, egli visse, prima – negli anni della giovinezza – un`eroica clandestinità percorrendo chilometri nella notte per partecipare alla Santa Messa. Poi – da sacerdote – si contraddistinse per una singolare e feconda creatività pastorale, atta a mostrare che il razionalismo, allora imperante, era in realtà distante dal soddisfare gli autentici bisogni dell`uomo e quindi, in definitiva, non vivibile”.

“Cari fratelli e sorelle – ha proseguito il Papa – a 150 anni dalla morte del Santo Curato d`Ars, le sfide della società odierna non sono meno impegnative, anzi forse, si sono fatte più complesse. Se allora c`era la ‘dittatura del razionalismo’, all`epoca attuale si registra in molti ambienti una sorta di ‘dittatura del relativismo’. Entrambe appaiono risposte inadeguate alla giusta domanda dell`uomo di usare a pieno della propria ragione come elemento distintivo e costitutivo della propria identità. Il razionalismo fu inadeguato perché non tenne conto dei limiti umani e pretese di elevare la sola ragione a misura di tutte le cose, trasformandola in una dea; il relativismo contemporaneo – ha sottolineato Benedetto XVI – mortifica la ragione, perché di fatto arriva ad affermare che l`essere umano non può conoscere nulla con certezza al di là del campo scientifico positivo. Oggi però, come allora, l`uomo ‘mendicante di significato e compimento’ va alla continua ricerca di risposte esaustive alle domande di fondo che non cessa di porsi”.

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