25 anni fa la rivolta di Tiananmen

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Venticinque anni fa, il 4 giugno del 1989, piazza Tiananmen diventava il teatro di una clamorosa e storica protesta. Migliaia di giovani e di operai scendevano in piazza, per chiedere al regime cinese uno stile di vita democratico. La speranza di una vita migliore, Il desiderio di un vero cambiamento e la coraggiosa scelta di scendere in campo per conquistare la libertà – nell’anno in cui i regimi comunisti in Europa venivano spazzati via – ammaliarono il cuore e la mente di tanti giovani. Nessuno, nei territori della grande Cina, parlerà mai di quelle storiche giornate di protesta (15 aprile – 4 giugno 1989), né delle centinaia di vite – secondo il governo cinese 200 civili e 100 soldati morti, per la CIA 400–800 vittime, per la Croce Rossa 2600 morti e 30 000 feriti – sacrificate in quella grande piazza.

Oggi, per evitare di rievocare il passato, – riferisce AsiaNews – migliaia di poliziotti e di forze della sicurezza, armati di mitragliatrici, sono stati spiegati nei punti principali della città. Non mancano estintori, mezzi dei vigili del fuoco, ambulanze per affrontare qualsiasi tipo di sommossa. Ad Hong Kong – uno dei pochi luoghi dove è possibile ricordare gli eventi dell’89 – si svolgerà, invece, la tradizionale veglia presso il Victoria Park.
Sono in tanti a non aver dimenticato le parole che Papa Giovanni Paolo II pronunciò durante l’Angelus del 18 giugno 1989, per ricordare quanto stava accadendo in Cina. In quella particolare circostanza il Pontefice polacco pronunciò un vero e proprio atto di affidamento a Maria, madre della Cina e regina della pace, venerata nel santuario di Sheshan, vicino a Shangai. “Noi tuoi figli, solidali con quanto di più vero c’è nel cuore di ogni uomo, – disse il Papa – siamo ancora una volta ai tuoi piedi per dirti il nostro amore, la nostra sofferenza, la nostra compassione e per deporre nel tuo cuore di Madre, in momenti così tristi e drammatici, il lamento di coloro che soffrono, vittime della violenza, le richieste di chi ha fame e sete di giustizia e le speranze di tutti coloro che desiderano il bene del loro paese. Vergine di Sheshan, madre di misericordia, intercedi presso il tuo Figlio, redentore dell’uomo, perché chi è nel dolore trovi sollievo e conforto e perché tanta sofferenza non resti senza frutto. Ottieni luce per coloro che guidano le sorti di quella grande Nazione perché non manchi loro la necessaria sapienza nella ricerca del bene comune, che ha come base il rispetto della verità, della giustizia e della libertà. A te raccomandiamo in modo speciale tutti i giovani della grande nazione cinese”.

Nonostante siano trascorsi diversi anni da quella drammatica vicenda umana, e l’impossibilità di rintracciare nelle web directory cinesi una sola virgola di quanto accaduto nel ’89 in Piazza Tiananmen, nessuno può aver dimenticato l’immagine simbolo di quella protesta in opposizione a ogni forma di dittatura, un anonimo ragazzo che si oppose al passaggio di un plotone di carri armati bloccandone l’avanzata, mentre il pilota del cingolato “stranamente” provava a cambiare direzione di marcia. Una foto – scattata da Jeff Widener (Associated Press) dal sesto piano dell’hotel di Pechino – che in brevissimo tempo raggiunse tutto il mondo. La rivista “Time” decise in seguito di annoverare il coraggioso personaggio nella sua lista de “Le persone che più hanno influenzato il XX secolo”, sottolineando (con una citazione del leader del movimento pro-democratico cinese) che “gli eroi nella fotografia del carro armato sono due: il personaggio sconosciuto che rischiò la sua vita piazzandosi davanti al bestione cingolato e il pilota che si elevò alla opposizione morale rifiutandosi di falciare il suo compatriota”.

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