La Teologia del Popolo (di Dio) come esperienza di Chiesa e di vita comunitaria

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Legame tra cristianesimo ed ebraismo. Sintesi tra fede e ragione. Questioni sociali. Nuova Evangelizzazione. Ecumenismo. Dottrina e prassi dei sacramenti. E naturalmente la teologia ratzingeriana. Sono questi i contenuti (non tutti) sui cui, da anni, la “Cattedra per la Teologia del Popolo di Dio” prova a riflettere ponendosi come un laboratorio all’avanguardia della ricerca scientifica in prospettiva teologica. Ad ospitarla, dal 2008, è proprio quella che, a titolo speciale, è l’Università del Papa. Fu l’allora Rettore della Pontificia Università Lateranense, l’arcivescovo Rino Fisichella, infatti, ad accogliere la richiesta della Comunità Cattolica d’Integrazione che promuove le attività della Cattedra che ha come finalità primaria quella di valorizzare il lavoro della “Accademia per la Teologia del Popolo di Dio”, iniziato nel 2003 su impulso dell’allora cardinale Joseph Ratzinger.

La Cattedra oggi è un’esperienza consolidata all’interno del Pontificio Istituto Pastorale Redemptor Hominis della Lateranense: “Una riflessione sul Popolo di Dio – spiega l’attuale Rettore, il vescovo Enrico dal Covolo – può offrire non pochi criteri per rafforzare la nostra fede e l’identità cristiana, per insegnarci a costruire il futuro su solidi principi teologici e morali, per accrescere il nostro amore per il prossimo, per difendere i diritti umani, per batterci a favore della giustizia sociale, della pace e del dialogo tra i popoli e le religioni”.

Il Direttore della Cattedra, il teologo Achim Buckenmaier, ha spiegato a korazym.org gli obiettivi e il senso della Cattedra, anche alla luce del magistero di Papa Francesco.

Oggi la Cattedra si trova a fare i conti anche con la “Teologia del Popolo”, espressione tornata alla ribalta proprio con il pontificato di Francesco. È una novità latino americana oppure ha radici più lontane e complesse?  

Secondo l’insegnamento del Concilio Vaticano II (cfr. in modo particolare la costituzione Lumen gentium), con “Popolo di Dio” non si pensa a un settore particolare della teologia, ma è descritto il luogo dove la teologia nasce e si concretizza, il suo soggetto vivo e continuo nel tempo. Perciò non parliamo semplicemente del “popolo”, ma del “Popolo di Dio”. Non si può dimenticare che le sue radici si trovano nel Popolo di Israele, cioè in una libera scelta di Dio e nella riposta libera di Abramo. Appartenere al “Popolo di Dio” non è un carattere naturale e non è identico a una classe o un tipo di uomini. Grazie a Dio, nella storia della Chiesa l’idea del “Popolo di Dio” poteva mettere radici in tanti popoli del mondo. E la preziosità dell’appartenenza alla storia della salvezza – come già ai tempi dell’Antico Testamento e all’epoca di Gesù – fu sempre compresa più facilmente da parte dei poveri, semplici e bisognosi. Perciò esiste una relazione stretta tra la realtà del Popolo di Dio e “il popolo”. La nostra esperienza che la teologia presuppone l’esperienza della Chiesa e una vita comunitaria, per non diventare una scienza di laboratorio o una pura teoria, la ritroviamo – con altri accenti e su uno sfondo diverso – anche nella teologia sviluppatasi in America latina.

Le attività della sua Cattedra si focalizzano sulla teologia ratzingeriana. Come attualizzare questi contenuti alla luce del Ministero petrino esercitato da Francesco?

Vediamo una grande coerenza tra i pontificati di Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, una sintonia che non si può solo pretendere, ma che si può evidenziare anche nel dettaglio nella teologia e nella predicazione. Vorrei solo ricordare il famoso discorso di Papa Benedetto XVI del 2011 a Friburgo con la parola chiave “demondanizzazione” cioè con il pensiero della “liberazione della Chiesa da forme di mondanità”, un parola che esprime senza dubbio la stessa idea della “Chiesa povera” di Papa Francesco. Già in un articolo del 1970 (Fede e futuro), Joseph Ratzinger aveva parlato della Chiesa che diventerà piccola e povera, e che – purché sia una Chiesa di fede – non dovrà avere paura. Così alla nostra Cattedra non rivolgiamo, quasi con nostalgia, a un pontificato passato, ma cerchiamo di studiare un teologo che è senza dubbio un grande maestro del XX e XXI secolo e la cui teologia già è e ancora sarà un aiuto prezioso per il magistero della Chiesa, per la vita di tanti credenti e anche per persone che sono alla ricerca della fede.

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