Pontificia Commissione per i Minori. I lavori sono iniziati

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Ci vorrà ancora un po’ di tempo perché gli Statuti della Pontificia Commissione per i Minori siano completi. Prima, gli otto membri della Commissione proporranno al Papa altri nomi per rimpolpare la Commissione, così che il Papa possa procedere alle nomine e portarla a 12 o 15 membri rappresentativi di tutte le aree geografiche del mondo. Poi, sarà la Commissione al completo a riunirsi e a definire gli Statuti. E con gli Statuti si definiranno anche le competenze in maniera più specifica. Come porsi rispetto alle Conferenze Episcopali e alle linee guida da esse prodotte? Che tipo di documenti e di lavoro portare avanti? E come migliorare l’accountability per i casi di abuso?

Ma intanto il lavoro della commissione è iniziato. Il cardinal Sean O’Malley, arcivescovo di Boston, è un po’ l’autorità più riconosciuta nel campo, dopo il grande lavoro fatto nella diocesi di Boston che è diventata un modello da seguire anche per la Congregazione per la Dottrina della Fede. A fianco a lui, il gesuita Hans Zollner ha visto riconosciuto il lavoro fatto nel 2012 con il simposio “Verso la guarigione e il rinnovamento”, un modello anche questo da seguire, se si pensa che sia lui che altri protagonisti di quel simposio ora sono membri della Commissione per la Protezione dei Minori. E un altro protagonista dei lavori sarà Marie Collins, una vittima degli abusi che ha affiancato la Chiesa di Irlanda nella produzione di linee guida per contrastare il fenomeno pedofilia e che oggi è chiamata in Vaticano a portare la sua esperienza.

Sono loro tre che arrivano in Sala Stampa della Santa Sede a spiegare i risultati del primo incontro della Commissione, tenutasi dall’1 al 3 maggio. “Nel corso dei nostri incontri, ognuno di noi ha potuto condividere idee, esperienze e aspirazioni per questa Pontificia commissione”, si legge in un comunicato stampa ufficiale. I membri della Commissione hanno “anche esaminato molte proposte sui modi in cui la Commissione potrebbe collaborare con esperti di diverse aree connesse con la salvaguardia di bambini e di adulti vulnerabili”, e hanno “incontrato alcuni membri della Curia romana relativamente ad aree di futura cooperazione, fra i quali rappresentanti della Segreteria di Stato, della Congregazione per la Dottrina della Fede, della Congregazione per il Clero, della Sala Stampa della Santa Sede e della Gendarmeria Vaticana”. “Abbiamo parlato della possibilità di avere gruppi di lavoro che possano lavorare su obiettivi diversi”, chiosa O’Malley.

La priorità della Commissione c’è l’attenzione per le vittime degli abusi. “Mentre iniziamo insieme il nostro servizio, desideriamo esprimere la nostra profonda solidarietà a tutte le vittime che hanno subito abusi sessuali come bambini o come adulti vulnerabili, e desideriamo rendere noto che, dall’inizio del nostro lavoro, abbiamo adottato il principio che il bene di un bambino o di un adulto vulnerabile è prioritario nel momento in cui viene presa qualsiasi decisione”, si legge nella dichiarazione letta dal cardinal O’Malley.

E poi, altro punto chiave del lavoro della commissione, l’impegno per la trasparenza, la cosiddetta “accountability” che – nelle parole di O’Malley – “riguarda anche la sottovalutazione degli abusi sessuali”. “La nostra preoccupazione è che ci siano protocolli chiari, come sono chiari i canoni che parlano degli abusi”, ha aggiunto l’arcivescovo di Boston. In più, la commissione punterà moltissimo sull’educazione, presentando dei programmi formativi ed educativi per sviluppare una maggiore responsabilità locale sul tema.

Poi, c’è la necessità di rendere ancora più internazionale la Commissione, perché – spiega O’Malley – “personalmente io non ho mai avuto nessun tipo di resistenza passiva, ma c’è chi dice che quello degli abusi è un problema irlandese, tedesco, americano… e invece è un problema umano, e come tale va affrontato”.

Nonostante l’impegno della Santa Sede per affrontare i casi di abusi nel modo migliore possibile (un impegno che Benedetto XVI aveva avviato con forza, e che Papa Francesco ha ereditato), continuano gli attacchi sul fronte pedofilia. In vista della relazione che la Santa Sede terrà di fronte a un comitato ONU per quanto riguarda l’applicazione sul suo territorio della Convenzione contro la Tortura, le richieste di maggiore trasparenza e le accuse di negligenza sono ricominciate a filtrare negli organi di stampa, con la pressione – che i membri del Comitato potrebbero ricevere – a inserire la pedofilia nelle categorie della tortura, e quindi utilizzando il dibattito e le osservazioni finali per muovere un altro attacco alla Chiesa.

Marie Collins però lo dice chiaramente. “Molti sopravvissuti potrebbero dire che è una tortura, ma è una cosa completamente differente. E il dibattito sulla Convenzione non credo sia connesso in alcun modo con il lavoro che stiamo facendo”. E poi aggiunge: “La nostra preoccupazione è che nella Chiesa del futuro non avvenga più niente di questo genere”.

Intanto, oggi ha concluso i suoi lavori anche il Consiglio per l’Economia coordinato dal cardinal Reinhard Marx, ricevuto da Papa Francesco negli scorsi giorni. Un comunicato finale del Consiglio ribadisce che “come hanno tenuto a rilevare sia il Santo Padre nel suo discorso, sia il Cardinale Coordinatore nel suo indirizzo, i membri ecclesiastici e laici del Consiglio sono sullo stesso piano, con pari responsabilità e diritti. Ciò è apparso concretamente nella riunione stessa per il fatto che ecclesiastici e laici hanno occupato posti alternati e non separati intorno al tavolo dei lavori”.

Anche il Consiglio per l’Economia sta discutendo i suoi statuti, una discussione che dovrebbe proseguire nel prossimo incontro, già calendarizzato per il 5 luglio. I membri del Consiglio hanno anche visionato il lavoro svolto dalla Commissione di studio e indirizzo sull’organizzazione della struttura economico-amministrativa della Santa Sede (COSEA, istituita dal Santo Padre il 18 luglio 2013). “L’informazione e la continuità del lavoro svolto sono garantite dal fatto che il Presidente e altri due membri della COSEA sono ora membri del Consiglio dell’Economia”, si legge in un comunicato diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede. Oltre la riunione del 5 luglio, il Consiglio si dovrebbe riunire altre due volte nel corso dell’anno, a settembre e a dicembre.

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