Roncalli e quella canonizzazione senza miracolo del 1960…

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Come è noto, Papa Roncalli arriva agli onori degli altari come Santo senza il riconoscimento del secondo miracolo  – necessario secondo le regole della Chiesa per ascendere al gradino più alto dopo la beatificazione –  ma per decisione diretta di Papa Francesco, che il 5 luglio dell’anno scorso ha approvato la decisione favorevole della sessione ordinaria dei Cardinali e Vescovi della Congregazione per le Cause dei Santi circa la canonizzazione del Beato Giovanni XXIII e decretando, il successivo 30 settembre, che il pontefice bergamasco venisse associato al papa polacco nella duplice canonizzazione di domenica prossima 27 aprile.  Meno noto, forse, è che lo stesso Giovanni XXIII si avvalse di questa modalità di riconoscimento della santità senza miracolo nel 1960, decidendo di canonizzare Gregorio Barbarigo, vescovo prima di Bergamo e poi di Padova, morto nel 1697. Lo ricorda, tra i tanti episodi legati alla vita del neo santo Roncalli,  “Il cuore di Papa Giovanni XXIII”, curato da José Luis Gonzales-Balado e da sua moglie Janet Nora Playfoot, pubblicato  nel 2013 in occasione del 50° della scomparsa del ‘Papa buono’. Grazie all’amicizia e alla collaborazione dei due autori con il cardinale Loris Capovilla, storico segretario di Giovanni XXIII, il libro ripercorre la vita di Angelo Giuseppe Roncalli attraverso ricordi e testimonianze, in parte conosciute e in parte inedite o poco note, facendo anche un po’ di pulizia tra i tanti ‘fioretti’ attribuitigli dopo la morte. Tra le testimonianze riportate, viene citata anche quella del cardinale belga Leo-Josef Suenens, arcivescovo di Bruxelles e tra le figure di spicco del Concilio, che riportò nel volume “Ricordi e speranze” alcuni suoi incontri con Giovanni XXIII, sia diretti che testimoniati da fonte certa.

Fra questi, viene riferita l’udienza che il Papa ebbe con alcuni professori dell’università di Lovanio, ricevuti in udienza per la presentazione di un volume su alcuni temi biblici. Non particolarmente interessato all’omaggio accademico, Roncalli confidò ai professori belgi il suo proposito: «Mi piacerebbe canonizzare Gregorio Barbarigo, che fu vescovo e cardinale di Bergamo e di Padova. Essendo stato dichiarato beato nel secolo XVIII, mi sembra che sia più che ora di canonizzarlo anche senza miracolo». Così dicendo, riportano Gonzales-Balado e Playfoot, gettò un’occhiata al ritratto di un Papa appeso alla parete di fronte (verosimilmente Benedetto XIV) e “puntando il dito verso di lui proseguì”: «Quel mio degnissimo predecessore decise che erano necessari due miracoli per una canonizzazione… Credo che io, suo indegno successore, ho la facoltà di decretare che Barbarigo possa essere dispensato da un simile requisito».

Papa Giovanni canonizzò il beato cardinale  venetoil 26 maggio del 1960, solennità dell’Ascensione, nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Nel corso dell’omelia, dopo aver ricordato il tema specifico della ricorrenza liturgica, il Papa si soffermò sulla figura del Barbarigo, che insieme a San Carlo Borromeo era stato per lui un modello di riferimento nell’esercizio della funzione episcopale. Ma anche sul modo di procedere alla canonizzazione senza i prescritti miracoli.

«Vescovo e Cardinale, Confessore e Pontefice – affermò Papa Giovanni – per la odierna proclamazione Gregorio Barbarigo  prende, nel culto della pietà liturgica e popolare, il posto di onore e di intercessione che la consuetudine ecclesiastica dei secoli riconosce ai più distinti. La Provvidenza dispose che un assai lungo tratto di età si interponesse fra il suo morire a Padova nel giugno 1697 e la presente sua esaltazione aureolata in questo 26 maggio del 1960 del fastigio della canonizzazione. Ma a ricercare bene a fondo Ci è facile scorgere, anche in questo ritardo, un disegno di bontà celeste che tutto dispone a richiami e ad ammonimenti salutari per la presente generazione». E qui Roncalli prese ad elencare i motivi della sua decisione e i precedenti, canonicamente riconosciuti dai suoi predecessori. «E’ legittimo motivo di compiacimento il veder applicato a S. Gregorio Barbarigo, quanto, secondo la buona dottrina fissata da Papa Benedetto XIV nella sua operaDe Servorum Dei Beatificatione, libro IV, e. 41, n. 1, renda onore ai Santi di Dio proclamati tali sotto questo nome ed in virtù di Canonizzazione equipollente: Il nostro Santo entra così in pieno nella luce ed applicazione di questa dottrina. E noi amiamo felicitarCi devotamente con lui scorgendolo elevato dalla Santa Chiesa al posto suo.

A più ampio contorno di festosa letizia, amiamo indicarvi la singolare e bella corona di anime elettissime che, secondo la testimonianza di Papa Benedetto XIV, ebbero l’onore e il titolo della canonizzazione equipollente, come questa odierna del nostro Santo Gregorio Barbarigo. Eccoli, eccoli procedere innanzi a noi, in magnifico corteo, Santi insigni e veneratissimi: S. Romualdo – S. Norberto – S. Brunone – S. Pietro Nolasco – S. Raimondo Nonnato – i Ss. Giovanni de Matha e Felice di Valois – Santa Margherita di Scozia – S. Stefano di Ungheria – S. Venceslao di Boemia – S. Gregorio VII – Santa Gertrude di Einsleben.  Altri Santi furono dichiarati dal tempo di Benedetto XIV in poi. Leone XII accolse infatti in questa schiera S. Pier Damiani; Pio IX S. Bonifacio apostolo della Germania; Leone XIII fece quattro canonizzazioni equipollenti, tutte e quattro interessantissime: i Ss. Cirillo e Metodio (1880), S. Agostino di Canterbury, S. Giovanni Damasceno, S. Beda  Venerabile; Pio XI vi aggiunse S. Alberto Magno, il 16 dicembre 1931, e Pio XII Santa Margherita di Ungheria».

Nel pomeriggio, in San Pietro, Papa Roncalli ricevette in udienza i pellegrini convenuti a Roma dal Veneto e dalla Lombardia per la celebrazione mattutina e ad essi rievocò i motivi pastorali per cui aveva deciso di procedere alla canonizzazione del Barbarigo, che lui stesso riassunse  in quattro espressioni: la carità verso i poveri; il catechismo al popolo; la formazione in seminario ai futuri preti; la buona cultura cattolica. Da ultimo, è da segnalare che quattro anni dopo da quella canonizzazione ‘senza miracolo’, e sempre per volontà di Papa Giovanni, fu eretta a Roma, nel moderno quartiere dell’Eur, la parrocchia di San Gregorio Barbarigo, retta prima dal clero della diocesi di Padova e poi da quello romano , che  festeggia il 50° della sua costituzione proprio nell’anno della santificazione del suo ‘ispiratore’.

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