Don Spartà commenta l’opera artistica di papa Giovanni Paolo II

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“Cristo, parlaci con il linguaggio della tua Croce! Parla sempre, dì a noi, mediante il tuo Corpo crocifisso, quanto infinito sia il prezzo delle nostre anime: ‘Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?’. E che cosa potrà dare in cambio l’uomo per la sua anima? Dato che è stato già pagato il riscatto della tua passione e morte, il prezzo della tua Croce?”.

è una delle moltissime poesie scritte da Karol Wojtyla (105) e mentre si approssima la data della canonizzazione del beato Giovanni Paolo II, la Libreria Editrice Vaticana ha presentato il libro ‘L’opera poetica completa di Karol Wojtyla’ (tutta l’attività poetica raccolta in un volume, compreso il Trittico Romano), curato da don Santino Spartà (già autore di un precedente libro sulla poetica del Papa), giornalista, scrittore e consulente cinematografico, al quale tre università italiane hanno dedicato tesi di laurea e convegni nazionali; ha vinto per due volte il premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Come nasce l’opera poetica completa di Karol Wojtyla?
“Dopo essermi incontrato artisticamente con la silloge suddetta, dopo avere commentato le poesie, interpretate dagli attori Vittorio Gassman, Alberto Sordi, Monica Vitti e Claudia Cardinale, mi sono sentito preparato sotto il profilo psicologico-letterario ad approfondire quel ventaglio di argomenti teologico-sociali e spinto anche dal fervore umano e da risorse espressive”.

Quali sono i temi poetici nella scrittura di Karol Wojtyla?
“Fondamentalmente, il poeta indaga l’uomo nella dinamica esistenziale, nelle convinzioni cristiane, nell’attività concreta, nel concetto di patria”.

Cosa era la poesia e l’arte per Wojtyla?
“Costituì una risorsa interiore per esprimere se stesso e poi si avvalse come un incantevole mezzo pastorale. L’autore, considerando l’arte e la poesia una estrinsecazione ineffabile dell’immutabile effluvio divino, visse ambedue come missione da compiere e da realizzare per l’uomo”.

Qual è il leit motiv dell’opera poetica di Karol Wojtyla?
“Usa liberamente la metrica, ritmando il verso con omogeneità tecnica. Realizza linguisticamente una trattazione meditativa, occupandosi maggiormente delle attuali problematiche umane. Usa con un certo equilibrio le figure del pensiero e dello stile senza trascurare l’esposizione e l’ampiezza delle varie tematiche. La struttura lirica è pervasa da un ricco sostrato filosofico, teologico e mistico che si snoda attraverso un largo periodare.

Non raramente la poesia si arricchisce di paradossi o è movimentata da figure retoriche, come l’antitesi e il parallelismo, con varietà di immagini e fluire di simboli. Lui si rifaceva alla poesia contemporanea. Ma nell’andamento, nello svolgimento, ha il sapore anche liturgico e salmodiale, e usa molto lo stile dei Salmi”.

Quindi nelle poesie si può cogliere quella forza comunicativa che ha usato quando è divenuto Papa?
“In tutte le sue poesie c’è un substrato teologico-filosofico e letterario, soprattutto sul lavoro. Per me le poesie più belle sono quelle sul lavoro. Perché lui ha sperimentato il lavoro, dal punto di vista umano. Lui è andato a spaccare le pietre, come tutti gli altri. Da queste emerge l’importanza del lavoro, il sacrificio, anche la moralità del lavoro. Il lavoro non è solo il martello che spacca le pietre, ma è l’uomo che attraverso il martello e la scarica elettrica trova dignità e vantaggio economico”.

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