Cantalamessa: dubitare della misericodia di Dio, ecco il più grande peccato di Giuda

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É l’unico giorno dell’anno in cui non si celebra la messa. La liturgia del Venerdì Santo con la adorazione della croce è basata sulla mensa della Parola. Le letture dalle pagine di Isaia e dalla Lettera agli Ebrei, il lungo racconto della Passione di Gesù secondo l’evangelista Giovanni, gli “improperia”, e poi la preghiera universale.  Una liturgia che inizia con la prostrazione del sacerdote che preside la liturgia. Nella Basilica Vaticana il rito è  ripetuto dal Papa il Vicario di Cristo, che spogliatosi della vesta liturgica, si inginocchia e bacia la croce.

Non il Papa a tenere la omelia, per antica tradizione è il predicatore della Casa Pontificia che tiene quella che popolarmente si chiama “predica dei ricordi”. Si ricorda il peccato di cui ogni cristiano si pente nel giorno in cui Cristo ha preso su di se il peccato del mondo.

Anche quest’anno Padre Raniero Cantalamessa ha predicato al Papa e a tutti i fedeli che erano in basilica. E quasi riprendendo la indicazione di Papa Francesco della domenica delle Palme, con quel “chi sono io tra i personaggi della passione”, il cappuccino ha riletto la figura di Giuda, il traditore. 

Cantalamessa ha rifiutato la figura che nell’arte e nella letteratura è stata al centro della riflessione di grandi scrittori o di autori teatrali, fin al cinema e alla musica.

“I vangeli, ha detto,  – le uniche fonti attendibili che abbiamo sul personaggio – parlano di un motivo molto più terra-terra: il denaro.”

Ecco il motivo del tradimento di Giuda, il Dio denaro. Ecco il motivo del tradimento di tanti nella storia dell’umanità: mettere al centro di tutto il denaro e il suo potere.

“Cosa c’è dietro il commercio della droga che distrugge tante vite umane, lo sfruttamento della prostituzione, il fenomeno delle varie mafie, la corruzione politica, la fabbricazione e il commercio delle armi, e perfino – cosa orribile a dirsi – alla vendita di organi umani tolti a dei bambini? E la crisi finanziaria che il mondo ha attraversato e che questo paese sta ancora attraversando, non è dovuta in buona parte all’”esecranda bramosia di denaro”, l’auri sacra fames,[2] da parte di alcuni pochi? Giuda cominciò con sottrarre qualche denaro dalla cassa comune. Dice niente questo  a certi amministratori del denaro pubblico?

Ma senza pensare a questi modi criminali di accumulare denaro, non è già scandaloso che alcuni percepiscano stipendi e pensioni cento volte superiori a quelli di chi lavora alle loro dipendenze e che alzino la voce appena si profila l’eventualità di dover rinunciare a qualcosa, in vista di una maggiore giustizia sociale?

Negli anni ’70 e ‘80, per spiegare, in Italia, gli improvvisi rovesciamenti politici, i giochi occulti di potere, il terrorismo e i misteri di ogni genere da cui era afflitta la convivenza civile, si andò affermando l’idea, quasi mitica, dell’esistenza di un “grande Vecchio”: un personaggio scaltrissimo e potente che da dietro le quinte avrebbe mosso le fila di tutto, per fini a lui solo noti. Questo “grande Vecchio” esiste davvero, non è un mito; si chiama Denaro!”

Cantalamessa cita San Francesco e Mazzolari: “Il tradimento di Giuda continua nella storia e il tradito è sempre lui, Gesú. Giuda vendette il capo, i suoi seguaci vendono il suo corpo, perché i poveri sono membra di Cristo.”

E aggiunge: “Si può tradire Gesú anche per altri generi di ricompensa che non siano i trenta denari. Tradisce Cristo chi tradisce la propria moglie o il proprio marito. Tradisce Gesú il ministro di  Dio infedele al suo stato, o che invece di pascere il gregge pasce se stesso. Tradisce Gesú chiunque tradisce la propria coscienza.”

Ma il peccato più grande di Giuda, dice Cantalemessa, non è il tradimento. Anche Pietro ha rinnegato e quindi tradito Gesù. Ma Giuda dispera del perdono. Eppure  “Gesú non ha mai abbandonato Giuda e nessuno sa dove egli è caduto nel momento in cui si è lanciato dall’albero con la corda al collo: se nelle mani di Satana o in quelle di  Dio.”Ecco l’insegnamento per noi: “arrenderci a colui che volentieri perdona, a gettarci anche noi tra le braccia aperte del crocifisso. La cosa più grande nella vicenda di Giuda non è il suo tradimento, ma la risposta che Gesú da ad esso. Egli sapeva bene cosa stava maturando nel cuore del suo discepolo; ma non lo espone, vuole dargli la possibilità fino all’ultimo di tornare indietro, quasi lo protegge.”

Ecco allora la domanda finale per l’esame di coscienza: “Che faremo dunque noi? Chi seguiremo, Giuda o Pietro? Pietro ebbe rimorso di quello che aveva fatto, ma anche Giuda ebbe rimorso, tanto che gridò: «Ho tradito sangue innocente!» e restituì i trenta denari. Dov’è allora la differenza? In una cosa sola: Pietro ebbe fiducia nella misericordia di Cristo, Giuda no! Il più grande peccato di Giuda non fu aver tradito Gesú, ma aver dubitato della sua misericordia.

Se lo abbiamo imitato, chi più chi meno, nel tradimento, non lo imitiamo in questa sua mancanza di fiducia nel perdono.”

Un invito alla confessione, sacramento che ti fa sperimentare “Gesú come maestro, come Signore, ma ancora più dolce sperimentarlo come Redentore: come colui che ti tira fuori dal baratro”. “Gesù- conclude il predicatore, sa fare di tutte le colpe umane, una volta che ci siamo pentiti, delle “felici colpe”, delle colpe che non si ricordano più se non per l’esperienza di misericordia e di tenerezza divina di cui sono state occasione!”

 

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