Italia: nel rapporto Caritas la povertà aumenta

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Nei giorni scorsi è stato presentato il ‘Rapporto 2014’ della Caritas italiana sulla povertà e l’esclusione sociale intitolato ‘False partenze’. Nel suo studio la Caritas ha sottolineato come l’innalzamento dell’età pensionabile e il mancato adeguamento di 6.000.000 di pensioni ai cambiamenti del costo della vita abbiano avuto un impatto negativo sulle famiglie italiane.

Questo soprattutto in un periodo in cui i giovani trovano con difficoltà lavoro e sono in gran numero disoccupati (fra i sette paesi analizzati dal rapporto l’Italia ha la percentuale più alta di Neet, giovani che né studiano né cercano lavoro), facendo quindi diventare il contributo dei pensionati ai redditi familiari ancora più importante.

Inoltre l’Italia registra un record di crescita negativo per la percentuale di persone in situazione di povertà, che nel 2012 erano il 30,4% (18.500.000), al 21^ posto nella classifica dei paesi peggiori per quanto riguarda questo indicatore nell’UE a 28. Fra il 2010 e il 2011, nessuno Stato membro ha registrato una crescita dei poveri alta come quella verificatasi in Italia; e fra il 2011 e il 2012, solo la Bulgaria ha fatto peggio.

A livello complessivo nei Centri di Ascolto della Caritas si conferma la presenza di una quota maggioritaria di stranieri (61,8%) rispetto agli italiani (38,2%). La quota di italiani è più forte nel Sud (59,7%). Si tratta in prevalenza di donne (54,4%), di coniugati (50,2), disoccupati (61,3%), con domicilio (81,6%). Hanno figli il 72,1%. Sono separati o divorziati il 15,4%. Il 6,4% è analfabeta o completamente privo di titolo di studio. Nel 2013 il problema‐bisogno più frequente degli utenti è stato quello della povertà economica (59,2% del totale degli utenti), seguito dai problemi di lavoro (47,3%) e dai problemi abitativi (16,2%).

Tra gli italiani l’incidenza della povertà economica è molto più pronunciata rispetto a quanto accade tra gli stranieri (65,4% contro il 55,3%). Più elevata la presenza di problemi occupazionali tra gli immigrati rispetto agli italiani (49,5% contro il 43,8%). L’indagine ha rilevato che i problemi familiari sono più diffusi tra gli italiani (13,1% rispetto al 5,7% degli stranieri), mentre la situazione appare rovesciata per quanto riguarda i problemi abitativi, più diffusi nella componente straniera dell’utenza (17,2 contro il 14,6%).

Una fetta cospicua di utenti richiede beni e servizi materiali (34,0%). Vi sono poi le persone che richiedono al Centro di Ascolto l’attivazione e il coinvolgimento di soggetti ed enti terzi (26,8%) o che richiedono orientamento a servizi o informazioni su misure/prestazioni socio assistenziali disponibili nel territorio (10,3%). Un aiuto economico è richiesto in modo esplicito da una minoranza di persone (10,7%).

Un’altra piaga particolarmente grave è quella della povertà infantile, di oltre cinque punti superiore alla media europea, tanto che l’Italia è a rischio di crescita dello sfruttamento del lavoro minorile. Infine aumentate del 10% le disuguaglianze di reddito fra il 2008 e il 2011.

Soprattutto la povertà avanza soprattutto nelle famiglie separate, come hanno rivelato le 466 interviste realizzate a genitori separati, presso centri di ascolto (36,9%), consultori familiari (33,5%), servizi di accoglienza (18,5%) e mense (8,2%): il 66,1% dei separati che si rivolgono alla Caritas dichiara di non riuscire a provvedere all’acquisto dei beni di prima necessità. Prima della separazione erano solo il 23,7%.

Altre conseguenze della separazione: aumento del ricorso ai servizi socio-assistenziali del territorio come anche la crescita di disturbi psicosomatici (66,7% accusa un più alto numero di sintomi rispetto alla pre-separazione. Inoltre, la separazione incide negativamente nel rapporto padri-figli: il 68% dei padri (46,3% delle donne) intervistati riconosce un cambiamento importante a seguito della separazione; tra i padri che riconoscono un cambiamento il 58,2% denuncia un peggioramento nella qualità dei rapporti (le madri al contrario riconoscono per lo più un miglioramento).

Tra i separati/divorziati che si sono rivolti ai centri di ascolto della Caritas la gran parte è di nazionalità italiana (85,3%); in termini di genere c’è una leggera prevalenza delle donne (53,5%), rispetto agli uomini (46,5%) anche se si può parlare quasi di un’equa divisione. Il 42,9% è coinvolto in separazioni legali, il 28,1% in separazioni di fatto e il 22,8% in procedimenti di divorzio.

Infine nel Rapporto sono presentati i risultati del 5^ monitoraggio nazionale delle iniziative anti‐crisi economica promosse e realizzate dalle Caritas e dalle diocesi italiane, da cui emerge un proliferare di progetti e di attività, esplicitamente avviate per fronteggiare l’emergenza sociale di questi ultimi anni.

La rilevazione, aggiornata a dicembre 2013, ha evidenziato la presenza di 1.148 iniziative. Confermato un trend di crescita, ancora più evidente se si confrontano gli attuali progetti con quelli del 2010: in soli quattro anni le iniziative diocesane risultano pressoché raddoppiate (+ 99,0%); i progetti diocesani di microcredito per famiglie o imprese sono stabili rispetto al 2012 (143 progetti), mentre i fondi diocesani di solidarietà aumentano del 10,9% (da 147 a 163 progetti diocesani).

Le prassi locali di erogazione di denaro a fondo perduto a persone in grave difficoltà, presso Centri di ascolto o Caritas parrocchiali, sono diffuse in 198 diocesi su 220 (90% del totale). Per quel che concerne il fronte lavorativo, in Italia risultano attivi 139 sportelli diocesani di consulenza/orientamento (+ 5,3% rispetto al 2012), mentre sportelli o progetti di orientamento sul fronte casa risultano attivi in 68 diocesi (‐17,6% rispetto al 2012).

Gli empori solidali/botteghe di vendita (di distribuzione gratuita, su offerta o a prezzi solidali) sono attivi in 109 diocesi (+70%). Diminuiscono le esperienze di carte acquisto/buoni spesa per il supermercato, attive presso 57 diocesi (‐ 8,1%). Vi sono poi numerosi altri progetti, di taglio sperimentale o innovativo, che passano da 121 nel 2012 a 215 nel 2013 (+77,7%).

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