La liturgia senza eccessi

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La riforma liturgica del Concilio Vaticano II ha avuto il merito di considerare la liturgia quale  prima forma di evangelizzazione e di catechesi; lo stesso papa Benedetto XVI ha ricordato che la riforma della Chiesa prevede una seria riforma della liturgia. Spesso però un eccesso di zelo o di negligenza finisce per snaturare il senso dell’azione liturgica: “ la sacra liturgia non esaurisce tutta l’azione della Chiesa”( SC,9).

Una pastorale che investa tutte le risorse per la liturgia, trascurando una adeguata preparazione mistagogica finirà per sopravvivere di riti prestigiosi e incompresi. La pastorale delle messe lascia ripiegare la Chiesa su se stessa, facendole ripetere continuamente il mandato di una missione che rimanda e caratterizza la natura stessa della Chiesa. La nuova evangelizzazione  non sarà quella delle belle cerimonie fine a se stesse, ma quella che riuscirà a far incontrare il Signore nella liturgia per poi uscire a portarlo nelle periferie esistenziali. Può sembrare assurdo, ma un certo fanatismo liturgico può addirittura estromettere Gesù stesso dalla celebrazione facendo diventare il Grande Sconosciuto, eppure  c’è! « Talvolta  la liturgia viene addirittura concepita etsi Deus non daretur: come se in essa non importasse più se Dio c’è, e se ci parla e ci ascolta» (Joseph Ratzinger, Il Dio vicino, Edizioni San Paolo, 2003, p. 21).

Sant’Agostino riflettendo sull’Amen che pronunciamo nel momento in cui ci comunichiamo, scrive: “ Siate ciò che vedete e ricevete ciò che siete”. In tal senso ci possono aiutare i martiri: racconta Don Armando Broccoletti, amico di don Peppino Diana ucciso dalla camorra prima di celebrare la santa Messa: “Penso sempre a lui quando esco per la messa. Mi torna in mente quell’immagine di lui ucciso mentre stava per celebrare. Mi dà anche una spinta, mi aiuta  a capire lo spirito missionario”. Solo se siamo credenti, possiamo essere credibili. La liturgia non è la festa di noi stessi o delle nostre frenesie di appariscenza, ma è la festa della fede. Don Tonino Bello, presentando la Chiesa del grembiule diceva: “Dalla messa domenicale dovrebbe sprigionarsi una forza centrifuga così forte che noi siamo scaraventati fuori sulle strade del mondo per andare a portare Gesù Cristo”.

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