Un Concilio pan ortodosso, nel cammino verso l’unità

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Sarà il Patriarca Ecumenico di Constantinopoli Bartolomeo a presiedere il Concilio pan-ortosso il prossimo 2016. E questo nonostante le differenziazioni, le prese di posizione, anche le piccole divisioni di una Chiesa ortodossa frammentata. Ma il sogno del patriarca Atenagora (che aveva avviato i lavori per un concilio di tutte le Chiese ortodosse nel 1976) sembra ora diventare realtà. Spinto dalla ferrea volontà del Patriarca Bartolomeo, ma anche da una serie di circostanze storiche.

Perché lo stesso Bartolomeo replicherà insieme a Papa Francesco l’abbraccio che il suo predecessore Atenagora e Paolo VI si diedero a Gerusalemme cinquanta anni fa. Un gesto che valse più di mille parole, e che portò a un nuovo cammino ecumenico. L’obiettivo dell’unità, di superare “lo scandalo” della divisione dei cristiani, è diventato sempre più forte in questi anni. Benedetto XVI aveva fatto moltissimo per superare le divisioni, cominciando a colmare il solco con una Chiesa ortodossa russa con la quale non c’è mai stato un incontro ecumenico. E la Chiesa ortodossa russa, guidata dal patriarca Kirill, aveva cominciato il suo avvicinamento, nonostante le resistenze interne.

Il patriarca Bartolomeo, però, davvero può riuscire nell’impresa. Quando Papa Francesco si è voluto chiamare “vescovo di Roma” lo scorso 13 marzo, giorno dell’elezione, quando ha ripetuto la formula che “la Chiesa di Roma presiede nella carità tutte le Chiese”, ha di fatto sottolineato una condivisione dell’importanza del primato petrino che si era raggiunta nell’incontro cattolico-ortodosso di Ravenna. Anche per questo, Bartolomeo è stato presente il 19 marzo alla Messa di inizio pontificato. Poi, Papa Francesco è andato oltre. Più volte ha sottolineato il suo amore per la sinodalità ortodossa, e per il lavoro dei teologi di quel mondo. E, nell’Evangelii Gaudium, ha ripreso le parole di Giovanni Paolo II, per la ricerca di un nuovo esercizio del ministero petrino.

Questo da parte cattolica, dove il percorso verso l’unità è andato avanti in maniera costante, da Giovanni Paolo II fino ad oggi. Sul versante ortodosso, Bartolomeo è il patriarca che più di tutti può riuscire a concludere il processo di dialogo tra le varie chiese del mondo ortodosso. È meno succube del potere politico, si è guadagnato una autorità morale riconosciuta, è intervenuto su temi come quella dell’ecologia. In questi mesi ha portato avanti contatti febbrili e incontri con i capi delle varie chiese ortodosse.

Nel 2016, i suoi sforzi si coroneranno nel “Santo e Grande sinodo della Chiesa ortodossa”, annunciato al termine di un incontro di tutti i capi delle Chiese ortodosse dell’Est.

Sono stati 21 i concili ecumenici della Chiesa cattolica, da quello di Nicea (325) al Concilio Vaticano II (1962-1965). Le Chiese ortodosse hanno riconosciuto la validità dei primi sette concili, ma non hanno mai tenuto un Concilio pan-ortodosso, sebbene i prelati ortodossi hanno preso parte al secondo concilio di Lione (1274) e al Concilio di Firenze nel XV secolo, come effetto di una temporanea riunificazione con la Santa Sede.

Quello di Bartolomeo è comunque un obiettivo difficile da raggiungere. In quella che può essere una prima indicazione delle difficoltà che comporterà mettere insieme tutti i leader del mondo ortodosso, il Patriarca di Antiochia ha sospeso il suo supporto a un annuncio condiviso, a causa – ha spiegato – di una disputa con il patriarcato di Gerusalemme. Il Patriarcato di Antiochia si è lamentato del fatto che la Chiesa ortodossa di Gerusalemme ha creato una crisi stabilendo una diocesi in Qatar “senza il legame canonico del Patriarcato di Antiochia”.

Anche la Chiesa ortodossa russa ha dato segni di resistenza alla chiamata di un concilio pan-ortodosso.

Bartolomeo è intenzionato ad andare oltre queste scaramucce. Ad Instanbul, nel 2016, nella cattedrale di Sant’Irene, riunirà tutti quelli che sarà possibile riunire. E intanto una commissione preparatoria – composta da un vescovo proveniente da ogni Chiesa – comincerà un lavoro preparatorio “in maniera fruttuosa” per l’incontro. Questo gruppo servirà poi da segretariato durante il concilio, come deciso della “sinaxi”, ovvero la riunione di tutti i capi delle Chiese ortodosse.

Ci dovrebbero essere alla fine 20 vescovi per ogni Chiesa, e ogni Chiesa avrà un voto singolo durante la votazione finale. Tutte le decisioni saranno prese per consenso.

Difficile, certo, in un mondo ortodosso che presente vari patriarcati autocefali (Alessandria, Antiochia e Gerusalemme), e una Chiesa madre, il Patriarcato Ecumenico di Gerusalemme, che ha dato vita alle Chiese di Mosca, Bulgaria, Serbia.

Ci sono in questo momento due poli di attrazione nel mondo ortodosso. Al patriarcato di Costantinopoli guardano i patriarcati di Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, Sofia, Belgrado, le Chiese di lingua e cultura greca, e la Chiesa di Albania. Al patriarcato di Mosca (che include la Georgia) sono legati le Chiesa di Polonia, di Repubblica Ceca e di Romania.

La celebrazione di un concilio pan-ortodosso andrebbe finalmente a chiudere un dibattito durato 50 anni. E anche le resistenze russe sembrano essere cadute. “Il Concilio deve unirci, renderci più efficaci davanti ai problemi che esistono nel mondo e riconciliare chi non lo è ancora pienamente”, ha detto il patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill in un’intervista rilasciata a una televisione russa e riportata anche sul sito ufficiale del patriarcato.

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