Accoglienza, ascolto e sequela. La strada verso i giovani di Papa Francesco

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Accoglienza, ascolto e sequela. Sono le tre parole chiave che Papa Francesco ricava dalla parabola del giovane ricco, e dà come modello ai membri della Pontificia Commissione dell’America Latina riunita in Assemblea plenaria. Si è parlato dei milioni di giovani che vivono in America Latina e nei Caraibi, i quali vivono in ondizioni di “emergenza educativa” e per i quali si pone la questione fondamentale della trasmissione della fede. E Papa Francesco invita tutti ad essere missionari, perché in fondo il vero cristiano non sta “fermo sul divano”.

“La Chiesa – dice il Papa – deve imitare Gesù nella ricerca dei giovani”, ponendo proprio Gesù come esempio “di servizio, di amore disinteressato, di lotta per la giustizia e la verità”. Gesù Cristo è il “miglior maestro dei nostri giovani”. “Chi conosce in profondità Gesù non sta sul sofà. Si rifà piuttosto al suo stile di vita e arriva ad essere un discepolo missionario del suo Vangelo, dando testimonianza entusiasta della sua fede, non risparmiando sacrifici”.

E questa testimonianza va tarata secondo tre momenti principali, che Papa Francesco desume dalla parabola del giovane ricco, che lo ha sempre colpito.

Il primo momento è l’accoglienza, “il primo gesto di Gesù”, perché Cristo guardò il giovane con affetto e con molto amore. “E’ l’abbraccio della carità senza condizione. Il Signore si pone nella situazione di ciascuno di noi, inclusi quelli che lo respingono”. E questo significa star vicini ai gioani “in tutti gli ambienti della loro vita, nella scuola, la famiglia, il lavoro, attenti alle loro necessità e aspirazioni non solo materiale”. Ci sono, è vero, molti problemi, da quelli scolastici alle famiglie disunite alla solitudine. E in questi momenti i giovani diventano vulerabili “alla droga, al sesso senza amore, alla violenza”. Ma noi, dice il Papa – non dobbiamo “abbandonare i giovani”, perché necessitano sentirsi “valorizzati nella loro dignità, compresi”.

Il secondo momento è l’ascolto. Come Gesù ascoltò le inquietudini del giovane, senza condannarlo e senza pregiudizi, allo stesso modo “i giovani devono sempre sentirsi nella Chiesa come si sentono a casa. Non solamente la Chiesa deve aprire le sue porte. Deve uscire a cercarli, essere vicino ai suoi problemi, facendo in modo che si sentano ascoltati”. Perché “la Chiesa è madre e non può rimanere indifferente”.

Il terzo momento è quello in cui Gesù invita quel giovane a seguirlo, e sono parole sempre attualit, che “i giovani devono sentire da noi”, dice il Papa. Che i giovani – aggiunge – “sentano che Cristo non è un personaggio di un romanzo, ma una persona viva”. Se ci accontentiamo “di dare ai giovani un mero consiglio umano, li defraudiamo”. È piuttosto importante offrire loro “il meglio che abbiamo: Gesù Cristo, il suo Vangelo, e con quello un orizzonte nuovo, che faccia loro affrontare la vita con coerenza, onestà e grandi orizzonti”. In questo modo, i giovani potranno sentirsi “protagonisti del presente e costruttori di un futuro in cui non ci sarà mensogna, corruzione…”

La Chiesa dell’America Latina – dice Papa Francesco – “non può disperdere il tesoro della sua gioventù, con tutte le potenzialità per la crescita della società, con i loro grandi aneliti di formare una grande famiglia di fratelli riconciliati in amore”.

È in questo cammino che Gesù va incontro ai giovani e regala loro “la sua forza, la sua Parola dalla quale trarre ispirazione per affrontare le sfide che gli si presentano”. E per questo i giovani devono diventare amici di Cristo e “callejeros de la fé” (camminatori della fede)

Il Papa invita infine la comunità dell’America Latina e dei Caraibi a non disperdere il patrimonio dei giovani, a non defraudarli. Certo, “evangelizzarli e convertirli in discepoli missionari è un compito arduo, paziente, però urgente e necessario”. Ma, conclude il Papa, “ne vale la pena”.

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