Quello zucchetto bianco in mano…
Un tempo quando si salutava il Papa ci si inginocchiava e gli si baciava l’anello. Oggi questo accade sempre più di rado, anche quando ad avvicinare il Pontefice sono sacerdoti e vescovi.
Ieri nella Basilica di San Pietro abbiamo assistito ad una scena mai vista nella storia della Chiesa. Papa Francesco che devia la processione d’ingresso per andare a salutare un anziano vescovo vestito di bianco: il suo predecessore sulla Cattedra di Pietro, Benedetto XVI.
I due Pontefici si erano già incontrati più volte, in pubblico e in privato. Ma mai prima d’ora in una celebrazione ufficiale presieduta da Papa Bergoglio nella Basilica Vaticana.
Il gesto storico non sta tanto nell’abbraccio – caloroso e cordiale tra i due – quanto nel fatto che il Papa emerito si sia avvicinato a Francesco togliendosi dal capo lo zucchetto bianco. Un gesto semplice, che forse può apparire scontato, ma non lo è. Assolutamente.
Il Papa emerito con lo zucchetto in mano. Al mio successore – disse Benedetto congedandosi dal Collegio Cardinalizio – prometto ‘reverenza ed obbedienza’. E ieri è passato ai fatti, con quel semplice ma inequivocabile gesto, come se dicesse pubblicamente davanti a tutti nella Basilica Vaticana, nel contesto solenne del Concistoro: ‘il Papa sei tu!’. Come quando a Castel Gandolfo nel marzo scorso invitò Francesco a sedersi sul seggio principale della Cappella… Un invito rifiutato cordialmente da Bergoglio perché – rispose – i due Papi erano e sono ‘fratelli’.
Da parte sua Francesco ha sempre ribadito la stima per il suo ‘venerato’ predecessore. Un ‘nonno saggio’ i cui consigli – quando richiesti – sono apprezzati dal Papa che più volte ha sottolineato l’umiltà di Benedetto, già da quando gli donò l’icona della Madonna dell’Umiltà al termine del primo faccia a faccia a Castel Gandolfo.
Quello tra Francesco e Benedetto non è un chiasmo della cortesia. Non sono atteggiamenti di prammatica, precostituiti e obbligati da un assurdo cerimoniale. I loro sono dei veri e propri gesti del cuore.
