I mezzi di comunicazione al tempo di Benedetto XVI

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In qualsiasi contesto socio-culturale ci si trovi, i mezzi di comunicazione, antichi o moderni, nel bene o nel male, hanno segnato in qualche modo la storia. Basterebbe una semplice provocazione, una frase a doppio senso, una calunnia pubblicata in un giornale, annunciata da un gazzettino o inoltrata attraverso il web per far scoppiare la guerra mondiale. Prudenza, dunque, rispetto e un po’ di saggezza aiuterebbero chiunque a scongiurare il peggio. Ma nella nostra epoca pare sia entrata in uso comune la squallida abitudine di demolire la reputazione degli altri – che in qualche modo ostacolano un qualsiasi profitto personale – colpendoli con innocue (ma solo in apparenza) “pallottole di carta” e utilizzando, così, in modo scorretto e a proprio favore, i preziosi e potenti strumenti della comunicazione. Non vogliamo qui ricordare quale delle figure di pontefice sia stato oggetto di particolari e soprattutto scorrette “attenzioni mediatiche”, c’interessa piuttosto ricordare il valore e l’importanza delle tecniche di comunicazione sociale attraverso il giudizio che Papa Benedetto XVI ha espresso nel corso del suo pontificato. Rileggendo gli otto discorsi preparati da Benedetto XVI in occasione della ricorrenza annuale della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (dal 2006 al 2013) è possibile, infatti, sottolineare non solo l’interesse che il Papa – in otto anni di pontificato – ha riservato al valore della comunicazione e agli strumenti mediatici che ne esprimono i contenuti, ma anche la particolare attenzione nei confronti delle famiglie, dei giovani e dei bambini coinvolti nell’affascinante e talvolta rischioso mondo della multimedialità del nostro tempo. In ciascuno dei testi, scritti da Benedetto XVI, è difficile rintracciare ripetizioni o ridondanze tematiche, ci si accorge – piuttosto – di alcune parole chiave che caratterizzano il tema e gli orientamenti cristiani che il Papa pone all’attenzione di tutti e che desideriamo riproporre qui in breve sintesi.

Coraggio (2006)
Per Benedetto XV i processi tecnologici nel campo dei media hanno vinto il tempo e lo spazio; essi – come espresso nella Lettera apostolica, “Il rapido sviluppo”, di Giovanni Paolo II – costituiscono “un patrimonio da salvaguardare e promuovere”. Pertanto – afferma Benedetto XVI – “La comunicazione autentica esige coraggio e risolutezza. Esige la determinazione di quanti operano nei media per non indebolirsi sotto il peso di tanta informazione e per non adeguarsi a verità parziali o provvisorie. Esige piuttosto la ricerca e la diffusione di quello che è il senso e il fondamento ultimo dell’esistenza umana, personale e sociale (cf. Fides et Ratio, 5). In questo modo i media possono contribuire costruttivamente alla diffusione di tutto quanto è buono e vero”.

I bambini (2007)
Ai genitori, alla Chiesa e alla scuola, Papa Benedetto XVI ricorda il delicato compito e la responsabilità educativa nei confronti dei più piccoli, perché vigilino e garantiscano un uso prudente dei mezzi di comunicazione. “La bellezza, – afferma il Pontefice – quasi specchio del divino, ispira e vivifica i cuori e le menti giovanili, mentre la bruttezza e la volgarità hanno un impatto deprimente sugli atteggiamenti ed i comportamenti”; inoltre: “Ogni tendenza a produrre programmi – compresi film d’animazione e video games – che in nome del divertimento esaltano la violenza, riflettono comportamenti anti-sociali o volgarizzano la sessualità umana, è perversione, ancor di più quando questi programmi sono rivolti a bambini e adolescenti”. Chi crea scandalo nei bambini – come ricorda il Vangelo – si ritrova con una pietra da mulino legata al collo (Lc 17,2). “Faccio nuovamente appello ai responsabili dell’industria dei media, – dichiara il Papa – affinché formino ed incoraggino i produttori a salvaguardare il bene comune, a sostenere la verità, a proteggere la dignità umana individuale e a promuovere il rispetto per le necessità della famiglia”.

Manipolare le coscienze (2008)
Se i media si limitano solo alla diffusione delle idee, afferma il Pontefice, vi è “il rischio che essi si trasformino in sistemi volti a sottomettere l’uomo a logiche dettate dagli interessi dominanti del momento”. Non è difficile osservare, infatti, – attraverso l’uso di una pubblicità martellante, che invita agli acquisti e favorisce gli ascolti – quanto sia estremamente facile legittimare e ad imporre modelli distorti di vita personale, familiare o sociale. “Occorre pertanto chiedersi – ricorda il Papa – se sia saggio lasciare che gli strumenti della comunicazione sociale siano asserviti a un protagonismo indiscriminato o finiscano in balia di chi se ne avvale per manipolare le coscienze. Non sarebbe piuttosto doveroso far sì che restino al servizio della persona e del bene comune e favoriscano «la formazione etica dell’uomo, nella crescita dell’uomo interiore»?”. E ancora: “Occorre evitare che i media diventino il megafono del materialismo economico e del relativismo etico, vere piaghe del nostro tempo. Essi possono e devono invece contribuire a far conoscere la verità sull’uomo, difendendola davanti a coloro che tendono a negarla o a distruggerla. Si può anzi dire che la ricerca e la presentazione della verità sull’uomo costituiscono la vocazione più alta della comunicazione sociale”.

Amicizia (2009)
Soprattutto i più giovani crescono oggi a stretto contatto con le nuove tecniche di comunicazione; essi hanno compreso le grandi potenzialità dei nuovi media, volti a favorire la comunicazione, l’incontro, il confronto e la crescita di nuove amicizia. Se però – afferma Benedetto XVI – “il desiderio di connessione virtuale diventa ossessivo, la conseguenza è che la persona si isola, interrompendo la reale interazione sociale. Ciò finisce per disturbare anche i modelli di riposo, di silenzio e di riflessione necessari per un sano sviluppo umano”. L’amicizia non va considerata fine a se stessa, bisogna sostenersi e incoraggiarsi vicendevolmente nello sviluppare i doni che ciascuno di noi ha ricevuto per metterli al servizio del bene. “In questo contesto, – afferma il Papa – è gratificante vedere l’emergere di nuove reti digitali che cercano di promuovere la solidarietà umana, la pace e la giustizia, i diritti umani e il rispetto per la vita e il bene della creazione. Queste reti possono facilitare forme di cooperazione tra popoli di diversi contesti geografici e culturali, consentendo loro di approfondire la comune umanità e il senso di corresponsabilità per il bene di tutti”.

I Sacerdoti (2010)
Anche ai Presbiteri è offerta l’opportunità di essere presenti nel mondo digitale, rimanendo fedeli al messaggio evangelico. “Attraverso i moderni mezzi di comunicazione, – dichiara il Pontefice – il Sacerdote potrà far conoscere la vita della Chiesa e aiutare gli uomini di oggi a scoprire il volto di Cristo, coniugando l’uso opportuno e competente di tali strumenti, acquisito anche nel periodo di formazione, con una solida preparazione teologica e una spiccata spiritualità sacerdotale, alimentata dal continuo colloquio con il Signore. Più che la mano dell’operatore dei media, il Presbitero nell’impatto con il mondo digitale deve far trasparire il suo cuore di consacrato, per dare un’anima non solo al proprio impegno pastorale, ma anche all’ininterrotto flusso comunicativo della «rete»”. La presenza del sacerdote in rete può essere senz’altro una opportunità in più per il credente; si tratta di una nuova strada che apre a prospettive pastorali inedite. Non si dimentichi però – precisa Benedetto XVI – “che la fecondità del ministero sacerdotale deriva innanzitutto dal Cristo incontrato e ascoltato nella preghiera; annunciato con la predicazione e la testimonianza della vita; conosciuto, amato e celebrato nei Sacramenti, soprattutto della Santissima Eucaristia e della Riconciliazione”.

La persona (2011)
Le nuove tecnologie della comunicazione, se usate con saggezza, possono contribuire a soddisfare il desiderio di senso, di verità e di unità presente in ogni uomo, ma possono anche contribuire – in modo negativo – alla costruzione di una immagine di sé che sfocia nell’autocompiacimento. “Le nuove tecnologie – afferma il Pontefice – permettono alle persone di incontrarsi oltre i confini dello spazio e delle stesse culture, inaugurando così un intero nuovo mondo di potenziali amicizie. Questa è una grande opportunità, ma comporta anche una maggiore attenzione e una presa di coscienza rispetto ai possibili rischi. Chi è il mio “prossimo” in questo nuovo mondo? Esiste il pericolo di essere meno presenti verso chi incontriamo nella nostra vita quotidiana ordinaria? Esiste il rischio di essere più distratti, perché la nostra attenzione è frammentata e assorta in un mondo “differente” rispetto a quello in cui viviamo? Abbiamo tempo di riflettere criticamente sulle nostre scelte e di alimentare rapporti umani che siano veramente profondi e duraturi? E’ importante ricordare sempre che il contatto virtuale non può e non deve sostituire il contatto umano diretto con le persone a tutti i livelli della nostra vita”.

Silenzio (2012)
Potrebbe apparire paradossale l’accostamento del silenzio alle dinamiche della comunicazione, ma Papa Ratzinger precisa che se Dio parla all’uomo anche nel silenzio, pure l’uomo scopre nel silenzio la possibilità di parlare con Dio e di Dio. “Ai nostri giorni, – prosegue il Pontefice – la Rete sta diventando sempre di più il luogo delle domande e delle risposte; anzi, spesso l’uomo contemporaneo è bombardato da risposte a quesiti che egli non si è mai posto e a bisogni che non avverte. Il silenzio è prezioso per favorire il necessario discernimento tra i tanti stimoli e le tante risposte che riceviamo, proprio per riconoscere e focalizzare le domande veramente importanti. […] Educarsi alla comunicazione vuol dire imparare ad ascoltare, a contemplare, oltre che a parlare, e questo è particolarmente importante per gli agenti dell’evangelizzazione: silenzio e parola sono entrambi elementi essenziali e integranti dell’agire comunicativo della Chiesa, per un rinnovato annuncio di Cristo nel mondo contemporaneo”.

I social network (2013)
Oggi i Social network sono tra i principali spazi utilizzati dai giovani e meno giovani, non solo per condividere idee e informazioni ma per comunicare se stessi e il desiderio di confronto che c’è in ciascun uomo. “Esistono reti sociali – dichiara Papa Benedetto XVI – che nell’ambiente digitale offrono all’uomo di oggi occasioni di preghiera, meditazione o condivisione della Parola di Dio. Ma queste reti possono anche aprire le porte ad altre dimensioni della fede. Molte persone stanno, infatti, scoprendo, proprio grazie a un contatto avvenuto inizialmente on line, l’importanza dell’incontro diretto, di esperienze di comunità o anche di pellegrinaggio, elementi sempre importanti nel cammino di fede. Cercando di rendere il Vangelo presente nell’ambiente digitale, noi possiamo invitare le persone a vivere incontri di preghiera o celebrazioni liturgiche in luoghi concreti quali chiese o cappelle. Non ci dovrebbe essere mancanza di coerenza o di unità nell’espressione della nostra fede e nella nostra testimonianza del Vangelo nella realtà in cui siamo chiamati a vivere, sia essa fisica, sia essa digitale. Quando siamo presenti agli altri, in qualunque modo, noi siamo chiamati a far conoscere l’amore di Dio sino agli estremi confini della terra”.

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