Giovanni Paolo II: i suoi inediti pubblicati in Polonia
Si attacca al cavillo, il cardinal Stanislao Dziwisz. Sottolinea che gli inediti di Giovanni Paolo II che verranno pubblicati il prossimo 5 febbraio dalla casa editrice Znak non erano “corrispondenza privata”. E che in fondo “non ha avuto il coraggio di bruciare tutto”, anche per facilitare il processo storico della causa di beatificazione e canonizzazione. Sta di fatto che la scelta di pubblicare gli inediti di Giovanni Paolo II, e per di più con una casa editrice che non è quella della diocesi di Cracovia, ha suscitato diverse polemiche nella madrepatria di Karol Wojtyla. E addirittura c’è chi ha pensato ad una manifestazione di fronte alla Curia arcivescovile, per bruciare i libri con i testi incriminati.
Quest’ultima forse è una boutade, una esagerazione. Ma c’è molta attesa per l’uscita ‘Jestem bardzo w rekach Bozych’ (‘Sono molto nelle mani di Dio’). Sono scritti inediti, appunti privati di Giovanni Paolo II. Una sorta di diario dell’anima, che in qualche modo rispecchia la personalità del Pontefice. Come quando parla della sua visita in ospedale ad Andrzej Deskur, poco prima del conclave che lo abbia eletto Papa, e collega “il sacrificio di Andrzej” alla sua vocazione al pontificato. “Debitor factus sum”, scrive Giovanni Paolo II in quell’occasione.
Il vero punto, però, è che quei documenti non ci sarebbero dovuti essere. Nel suo testamento, Giovanni Paolo II chiese che tutti i suoi oggetti di uso quotidiano venissero distribuiti e gli appunti bruciati. Dziwisz decise tuttavia di salvarne alcuni.
“In molti – ha ammesso il cardinale – si sono domandati perché non avessi bruciato tutto. Questa non era corrispondenza. La corrispondenza e gli appunti che dovevano essere bruciati, furono bruciati e distrutti”. Un cavillo che serve a Dziwisz per spiegare di aver rispettato la volontà del Papa. Ma tutto ha il suono di una excusatio non petita, compresa la prefazione del libro, che Dziwisz significativamente inizia ripercorrendo le parole del testamento di Giovanni Paolo II.
Non solo. Il cardinale ha anche sostenuto che, salvando alcune delle note, era stato motivato dalla “disperazione degli storici” quando le lettere di Pio XII erano state bruciate dopo la morte in conformità con i suoi desideri. E invece questi documenti sono stati anche utili per la causa di beatificazione e canonizzazione, sostiene Dziwisz.
Il titolo del libro, “Sono così nelle mani di Dio”, è preso dalla prima frase degli inediti. Sono due le agende che compongono gli appunti del libro. Una agenda del 1962 e una del 1985. Nella prima, Giovanni Paolo II ha usato le pagine dell’agenda stessa, dalla 1 alla 220, anche se le note non erano in ordine cronologico. In questa agenda, ci sono riflessioni che riguardano il periodo in cui Karol Wojtyla è stato prima ausiliare e poi arcivescovo della diocesi di Cracovia, e poi i primi sei anni del suo periodo come Papa. Il diario termina con le note di Giovanni Paolo II sugli esercizi spirituali di Quaresima predicati alla Curia dal card. Alexandre do Nascimento, al tempo arcivescovo di Lubango in Angola.
La seconda agenda copre gli anni dal 1985 al 2003. È una agenda di 315 pagine, inizialmente appartenuta al segretario del Papa, il vescovo Emery Kabongo, come evidenziato da una iscrizione nella prima pagina e un “ex libris” dello stesso Kabongo con l’abbreviazione E.K.
La casa editrice Znak si è detta onorata di aver pubblicato il libro, e sottolinea che i suoi editor, Agnieszka Rudziewicz e Anna Szulczynska, hanno avuto molta cura del lavoro. Ma questo non è assolutamente in dubbio. Più discusso è il fatto che il card. Dziwisz abbia scelto la Znak per pubblicare i suoi libri, che si è resa protagonista in passato di pubblicazioni a dir poco controverse, come quella dello storico Jan Gros e quelli sulle esperienze oltre vita del discusso neurochirurgo americano Eben Alexander.
Questo ha favorito l’idea di una certa speculazione intorno all’immagine del defunto Papa. Nonostante nel suo testamento spirituale Giovanni Paolo II abbia chiesto di distruggere le sue carte private, Dziwisz aveva subito annunciato di non averne distrutta alcuna. Andato via dall’appartamento papale, ha portato con sé cimeli di ogni tipo, persino – raccontano – tazzine di caffè scheggiate. La distribuzione dei cimeli è ancora in corso, e sembra che Dziwisz abbia in serbo ancora altre sorprese. Appena data la notizia della beatificazione, si è affrettato a dichiarare che, durante l’ultimo ricovero al Gemelli, aveva raccolto un’ampolla di sangue di Giovanni Paolo II. Ci sarebbe anche una registrazione della voce di Giovanni Paolo II prima dell’operazione di tracheotomia che gli avrebbe impedito di parlare fino alla morte, ma questa probabilmente non sarà resa pubblica, poiché le parole del Papa risulterebbero incomprensibili. E, sebbene Dziwisz abbia detto di aver distrutto la corrispondenza, circola con forza la voce che presto sarà pubblicata anche la corrispondenza privata con i leader della terra.
Il culto del “sangue” di Giovanni Paolo II è comunque già diffuso. Una ampolla è stata trafugata in Abruzzo, mentre un’altra reliquia è arrivata a Napoli la scorsa settimana.
Si sta preparando, ad opera di Stanislaw Dziwisz, un culto della personalità di Giovanni Paolo II? Negli anni in cui era il potente braccio destro di Wojtyla, lui e l’allora portavoce della Sala Stampa Vaticana Joaquin Navarro-Valls avevano creato una solida e impenetrabile cortina comunicativa attorno al pontefice. Non se ne poteva parlare che bene, e le voci critiche erano tacitate dietro un mare di informazioni.
Poi, il processo di beatificazione e canonizzazione, con anche una sorta di “giallo delle testimonianze” dell’ex segretario di Stato Angelo Sodano e del cardinal Leonardo Sandri, sostituto in Segreteria all’epoca di Wojtyla pontefice: nessuno dei due ha voluto in un primo momento testimoniare alla causa di beatificazione (dopo aver sottoscritto la richiesta di beatificazione per acclamazione durante il Conclave), salvo poi fare marcia indietro e presentarsi davanti alla Congregazione per le Cause dei Santi.
E proprio la pressione di Dziwisz per una canonizzazione veloce, raccontano alcuni, avrebbe spinto Papa Francesco a decidere di canonizzarlo insieme a Giovanni XXIII, sebbene il miracolo attribuito all’intercessione di quest’ultimo aveva lasciato qualche dubbio nella commissione. Dziwisz intanto preparata una Giornata Mondiale della Gioventù nel segno di Giovanni Paolo II, a dieci anni dalla morte dell’amato Papa.