Prossimità e dialogo, la comunicazione secondo Papa Francesco

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É un messaggio pieno di metafore e di quelle parole cliché che Papa Francesco ci ha insegnato ad usare quello per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali. A cominciare dal titolo: Comunicazione di un’autentica cultura dell’incontro.  Il tema è stato scelto dal Papa tra diverse proposte presentate dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, e mette al centro della riflessione una certa cultura della prossimità che porta la comunicazione ad essere appunto incontro tra persone.

In un mondo che il Papa vede lacerato da divisioni e guerre, dove la velocità dell’informazione non lascia il tempo alla riflessione, dove la mancanza di silenzio non permette di ascoltare l’altro e il rischio è quello di non sentirsi accolti, la vera comunicazione per Papa Francesco è nel dialogo diretto che porta ad uscire da noi stessi e andare incontro a chi ci sembra lontano. 

Tutto è nella capacità di rendermi simile all’altro, spiega il Papa, per poter comunicare con lui. E usa una parabola che ama particolarmente Francesco, quella del buon samaritano.

“ Quando la comunicazione ha il prevalente scopo di indurre al consumo o alla manipolazione delle persone- scrive il Papa- ci troviamo di fronte ad una aggressione violenta come quella subita dall’uomo percosso dai briganti e abbandonato lungo la strada.”

Qual è allora l’atteggiamento del buon comunicatore? Quello appunto di essere prossimo, di cercare, anche nelle autostrade digitali, l’incontro personale.

Il Papa riporta le su parole sulla Chiesa che deve andare per strada, e così deve comunicare con una forma missionaria, perchè scrive citando Benedetto XVI, la testimonianza cristiana si fa con la volontà di donare se stessi.

C’è un altro episodio evangelico che il Papa porta come esempio di comunicazione: l’incontro di Gesù con i discepoli di Emmaus. “ Occorre- scrive il Papa- sapersi inserire nel dialogo con gli uomini e le donne di oggi per comprendere le attese, i dubbi, le speranze e offrire loro il Vangelo, cioè Gesù Cristo, Dio fatto uomo, morto e risorto per liberarci dal peccato e dalla morte.”

Una sfida per un dialogo che premette che anche l’altro abbia qualcosa di buono per cui serve rinunciare non alle proprie idee e tradizioni ma alla pretese che siano “uniche ed assolute”. Lungi dall’essere un invito al relativismo, quello del Papa invece è un incoraggiamento a trovare nuove vie di comunicazione tra diverse culture, nuovi linguaggi, nuovi percorsi per accompagnare una umanità ferita, sperduta e alla ricerca di cammini veri e certi, di tenerezza e comprensione, di speranza.

La base è l’ecclesiologia di Bergoglio ripetuta ai vescovi del Celam in Brasile e agli stessi vescovi brasiliani lo scorso luglio. La Chiesa deve scaldare il cuore anche con una comunicazione  che sia olio sulle ferite dell’umanità. Senza perdere la sua identità ma al contrario rendendola più vera e certa con la sua materna tenerezza, con l’essere sempre più compagna di ogni uomo nel viaggio della vita.

Una sfida, conclude il Papa, che richiede “energie fresche ed immaginazione nuova per trasmettere agli altri la immaginazione di Dio.”

Papa Francesco dimostra una volta di più di essere legato alla fisicità dell’uomo e alla necessità del contatto diretto tra persone che cercano le porte aperte della Chiesa e del Vangelo anche nella comunicazione. Senza però dimenticare che la comunicazione più autentica è sempre comunque  quella del Vangelo.

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