Il papa riafferma la dignità femminile ed esorta le donne angolane:”Vivete e scommettete sulla vita”

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“La storia registra quasi esclusivamente le conquiste dei maschi, quando in realtà una parte importantissima si deve ad azioni determinanti, perseveranti e benefiche poste da donne.” Lo ha detto Benedetto XVI incontrando i movimenti di promozione della donna, a Luanda, nella parrocchia di Santo Antonio, gestita dai padri cappuccini, in una zona povera della capitale angolana. Al coloratissimo gruppo di donne presenti, oltre 1500, rigorosamente negli splendidi abiti tradizionali, il papa ha ricordato il suo sentimento di “speranza”, che “va alle donne –  ha detto – alle quali Dio ha affidato le sorgenti della vita: Vivete e scommettete sulla vita, – ha esortato – perché il Dio vivente ha scommesso su di voi!”.

 

Partendo dall’episodio evangelico delle nozze di Cana, il papa ha tracciato il profilo cristiano della dignità femminile, portando come esempio Maria. “Quella mediazione materna rese possibile il «vino buono», premonitore di una nuova alleanza tra l’onnipotenza divina e il cuore umano povero ma disponibile”.Il papa chiede di riflettere se quella condizione di dignità sia ancora e sempre rispettata. “Tutti esorto ad un’effettiva consapevolezza delle condizioni sfavorevoli a cui sono state, continuano ad essere, sottoposte tante donne, esaminando in quale misura a condotta e gli atteggiamenti degli uomini, a volte la loro mancanza di sensibilità o di responsabilità, possano esserne la causa.”Citando Giovanni Paolo II, che nella “Mulieris digntatem”, parla della donna come “colei in cui l’ordine dell’amore nel mondo creato dalle persone trova un terreno per gettare la sua prima radice”, il papa ha riaffermato che quella dignità che viene da Dio stesso.

“La donna è un’altro «io» nella comune umanità. – ha chiarito il papa –  Bisogna riconoscere, affermare e difendere l’uguale dignità dell’uomo e della donna: sono ambedue persone, differentemente da ogni altro essere vivente del mondo attorno a loro.
Ambedue sono chiamati a vivere in profonda comunione, in un vicendevole riconoscimento e dono di se stessi, lavorando insieme per il bene comune con le caratteristiche complementari di ciò che è maschile e di ciò che è femminile.”

Il papa ha citato ad esempio le tante e silenziose opere di donne, che soprattutto, nelle aree più povere e svantaggiate, “mantengono intatta la dignità umana, difendono la famiglia e tutelano valori culturali e religiosi”. Due gli esempi specifici, portati dal papa. Il primo, Teresa de Gomes, morta a Sumbe nel 2004, “dopo una vita coniugale felice da cui sono nati sette figli”, che si oppose all’ideologia che voleva far chiudere la parrocchia di Nostra Signora delle Grazie di Porto Amboim. “Allora Teresa divenne la leader dei fedeli che non si arrendevano alla situazione, sostenendoli, proteggendo coraggiosamente le strutture parrocchiali e tentando ogni possibile strada per avere di nuovo la santa Messa. Il suo amore alla Chiesa la rese instancabile nell’opera dell’evangelizzazione, sotto la guida dei sacerdoti.”

L’altro esempio di donna, citata dal papa, è l’italiana Maria Bonino, la pediatra missionaria proveniente dall’Azione cattolica, morta per un’epidemia  di febbre emorragica di Marburg. Ieri il papa aveva anche incontrato in privato anche i genitori della missionaria italiana. ”Oggi nessuno – ha quindi osservato – dovrebbe più dubitare del fatto che le donne, sulla base della loro dignità pari a quella degli uomini, hanno pieno diritti di inserirsi attivamente in ogni ambito della vita pubblica, e il loro diritto deve essere affermato e protetto anche mediante strumenti legali, là dove questi appaiano necessari”. Il riconoscimento del ruolo pubblico delle donne – ha però avvertito il Papa – non deve ”sminuire l’insostituibile funzione che esse hanno all’interno della famiglia”. La società africana deve però richiamare – ha continuato – ”i mariti e i padri alle loro responsabilità”.

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