L’attenzione della Santa Sede per i fanciulli. In sette principi chiave

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Sono sette i principi chiave secondo i quali la Santa Sede promuove come una autentica prospettiva dei doveri e diritti dei bambini secondo la legge internazionale, e vanno dal diritto del bambino ad essere considerato come persona umana dal concepimento alla morte naturale fino alla libertà religiosa.. Li spiega Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra, presentando il rapporto periodico della Santa Sede al Comitato della Convenzione dei Diritti del Bambino e i protocolli opzionali. Un dibattito sul quale si è focalizzata molta attenzione perché, dopo che il rapporto è stato inviato al Comitato per i Diritti del Bambino, gli Stati membri avevano inviato una lista di considerazioni cui poi la Santa Sede aveva risposto per iscritto. In una di queste domande, si chiedevano chiarimenti, cifre e iniziative riguardo la pedofilia nel clero.

Un tema caldo, senza dubbio, che però non rappresentava il centro del rapporto. Nel momento in cui uno Stato sigla una convenzione internazionale per i diritti umani, è tenuto a presentarsi periodicamente di fronte al Comitato dei diritti umani e presentare una sorta di rapporto sui progressi. Dopo aver letto questo rapporto,  i membri del comitato (sono 18, esperti indipendenti eletti dagli Stati parte per un mandato di quattro anni) possono inviare delle domande scritte, cui lo Stato che ha stilato il rapporto risponde per iscritto. È con un rapporto, una serie di domande e una serie di risposte (tutte pubblicate on line, come potete vedere seguendo i link) che si arriva al dibattito presso il Comitato dei Diritti umani di Ginevra. Si tratta – spiega padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede – della “prassi abituale, cui si sottopongono tutti gli Stati parte. Il Comitato infatti non è un tribunale che abbia giurisdizione per ‘giudicare’ gli Stati parte, ma è uno strumento costituito da loro stessi in base alla Convenzione, per monitorarne e controllarne l’applicazione”.

È proprio in questo dibattito che Silvano Maria Tomasi prende la parola. Presenta il rapporto periodico sulla Convenzione dei Diritti dei Bambini, il rapporto iniziale sul protocollo opzionale “sulla vendita dei fanciulli, la prostituzione infantile e la pornografia infantile” (OPSC) e il protocollo opzionale “sul coinvolgimento dei fanciulli nei conflitti armati” (OPAC).

Spiega che “la protezione dei bambini è una delle maggiori preoccupazioni della società contemporanea”, mette in luce i dati del traffico dei bambini (1,2 milioni di bambini l’anno, secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro) e i dati riguardo la violenza sessuale sui bambini citata in un rapporto ONU del 2006, secondo i quali circa 150 milioni di ragazze e 73 milioni di ragazzi sotto i 18 anni sono stati in qualche modo abusati (anche se sottolinea che sono dati che possono contenere un significativo margine di errore).

E poi si dedica a specificare l’impegno che è stato fatto dalla Chiesa per affrontare i casi di pedofilia nel clero. Le risposte alle domande del Comitato erano partite da delle specificazioni importanti, riguardo la natura giuridica della Santa Sede, sulla sua sovranità esercitata sul territorio dello Stato di Città del Vaticano, sulla sua distinzione con la Chiesa cattolica e la distinzione tra la legge penale canonica e le leggi penali degli Stati. E poi – punti 42-50 – aveva segnalato come “in risposta alla triste situazione” della pedofilia del clero “il Romano Pontefice ha agito decisamente: ha esorato i membri della Chiesa a vivere vite sante; ha cambiato le norme riguardo l’adeguatezza della candidatura al sacerdozio; ha incontrato e ascoltato le vittime per assistere e supportare le Chiese locali; incoraggiato gli studi internazionali per i problemi dell’abuso sui minori, mettendo insieme vescovi, superiori religiosi, vittime, dottori, psicologi, educatori, canonisti, e vari altri esperti; ha infine rivisto alcune leggi canoniche per rassicurarsi che sacerdoti e religiosi siano disciplinati sull’argomento”.

La lista viene esplicitata da Tomasi nelle sue dichiarazioni a Ginevra. Tomasi spiega che “a livello di Santa Sede la risposta agli abusi sessuali è stata in accordo con la sua diretta responsabilità sul territorio dello Stato di Città del Vaticano. Per questo motivo, una legislazione speciale è stata messa in atto per implementare gli obblighi legali internazionali, e coprire lo Stato e la sua piccola popolazione”.

A livello internazionale, Tomasi ricorda che la Santa Sede ha ratificato la Convenzione nel 1990 (ed è stata tra i primi a farlo) e poi ha firmato i protocolli opzionali. Non solo. La Santa Sede ha anche incoraggiato le conferenze episcopali a stilare delle linee guida per combattere dei casi di pedofilia, basate sulla legge nazionale delle rispettive nazioni.

Tra le best practices (citate nel rapporto) Tomasi ricorda la “Carta per la protezione dei bambini e dei ragazzi” adottata dalla Conferenza Episcopale USA, oppure il Centro per la Protezione dei Minori iniziato dalla Pontificia Università Gregoriana e l’Università di Monaco.

Ma si cita anche la prossima Commissione per la Protezione dei Minori lanciata dal Consiglio dei Cardinali con lo scopo di proporre nuove iniziative per lo sviluppo di programmi di sicurezza per i bambini e migliorare gli sforzi per la cura pastorale delle vittime di abusi nel mondo.

Sono tutte attività che la Santa Sede fa sulla base dei sette principi chiave della Santa Sede riguardo la protezione dei bambini: il bambino ha dignità come essere e persona umana dal concepimento fino alla morte naturale; i diritti e i doveri del bambino devono essere visti nel contesto della famiglia; pieno rispetto dei diritti e doveri del bambino richiedono una speciale protezione e promozione dei diritti e doveri della famiglia; il benessere del bambino è responsabilità primaria dei suoi genitori e della sua famiglia; i diritti e doveri del bambino rispetto alla protezione della sua vita e i genitori hanno relativi diritti e doveri di salvaguardare la vita del bambino, dal momento del concepimento fino alla morte naturale; il bambino ha un diritto e dovere di essere educato e i genitori hanno gli stessi diritti e doveri di educare il bambino; e il bambino ha il diritto e dovere di libertà religiosa tenendo in considerazione i diritti e doveri dei genitori di educare il loro bambino secondo il loro credo morale e religioso.

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