Anno A – Battesimo del Signore

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“Allora Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento»”.

Gesù viene a noi e si presenta in punta di piedi. E’ umile, Gesù; è tenero, Gesù; è luce che rischiara le tenebre, Gesù. Il suo abbassamento dopo l’incarnazione si fa ancora più profondo e, infatti, si reca da Giovanni, l’ultimo dei grandi profeti, “per farsi battezzare”. Perché Gesù fa questo? Egli, e lo sappiamo, si è fatto uomo in tutto e fino in fondo. Giovanni e noi stessi vorremmo impedire che questo progetto si compia. Ci sembra assurdo il fatto che Gesù si mischia con i peccatori per chiedere il perdono e convertirsi. Di cosa doveva pentirsi e a cosa convertirsi?

Siamo incapaci di immaginare un Dio che si fa uomo e che sceglie volontariamente di mostrarsi come noi. Siamo impreparati a questa novità come alle tante sorprese che la vita ci riserva. Siamo inadeguati a capire il mistero di redenzione che si cela nel messaggio di Gesù. Giovanni non è immune ma ha il pregio di essere docile alla volontà di Gesù: “Lascia fare per ora,  – gli dice il Signore – perché conviene che adempiamo ogni giustizia”.

Giovanni aveva cercato di non battezzare Gesù: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?”.

Quante volte nella nostra vita, invece, non riusciamo a riconoscerci poveri e bisognosi di conversione; quante volte il nostro orgoglio ci fa impettire per ergerci con fierezza tra gli altri per mostrare quanto siamo grandi; quante volte siamo presi dai nostri progetti personali di gloria e ci presentiamo per ricevere gli onori.

Gesù con questa azione ci mostra come la vera vita sia tutt’altro, come l’esistenza si deve misurare con un altro sistema di valori. Riconoscere il nostro niente davanti al Signore della vita e della storia è la prima azione da mettere in campo per cambiare la nostra vita, per affrontare l’esistenza nel rispetto della volontà di Dio, per essere persone capaci di riconoscere le proprie fragilità e le proprie insufficienze.

Quando saremo riusciti, per davvero, a realizzare questa inversione di tendenza è certo che saremo capaci di vedere scendere su di noi lo Spirito Santo e ascolteremo la voce del Padre. Anche noi, come Gesù, riceveremo grazia su grazia e vivremo l’immenso dono della vita con uno spirito nuovo. Capiremo, perciò, lo straordinario che fino a quel momento non eravamo riusciti nemmeno ad intuire e tutta la nostra esistenza, nonostante le fatiche, il dolore, la malattia, sarà un inno di lode al Signore che si attende da noi di essere amato e onorato al di sopra di ogni altra cosa.

Gesù prima di noi, come vero uomo, ha assaporato questa gioia e chi ha potuto vedere ed ascoltare quanto è accaduto sulle rive del Giordano ha avuto la possibilità di sentire il proprio cuore esplodere di gioia. I presenti a questo evento e noi stessi che ne abbiamo, oggi, ricevuto la testimonianza, possiamo vivere la stessa emozione capace di scuotere la nostra coscienza e percepire nell’intimo la voce del Padre che ci chiama.

 

Francesca Maria Forgetta e Vincenzo Testa

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