Il direttore di Famiglia Cristiana risponde sulla questione dell’immigrazione

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Il XIX Rapporto nazionale sulle migrazioni, elaborato alcuni giorni fa dalla Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità) ha segnalato che la popolazione straniera in Italia è stimata in 4.900.000 (regolari e non), con un aumento di 275.000 unità (+6%) rispetto all’anno precedente in cui i presenti erano si contavano 4.625.000.

Un incremento che può sembrare consistente ma che è dovuto per più della metà a fattori interni che non dipendono dalla mobilità, quali il saldo naturale (74.000 unità alimentate dalle 80.000 nascite) e i recuperi censuari (72.000 stranieri che non erano stati contabilizzati dal Censimento del 2011). Non a caso i nuovi permessi di soggiorno rilasciati per motivi di lavoro a soggetti extra-Ue sono stati in tutto 67.000, quasi dimezzati rispetto all’anno precedente.

La componente irregolare è stata stimata in 294.000 unità (pari al 6% del totale delle presenze). Quindi l’Ismu prevede che nei prossimi anni si assisterà ad un rallentamento dei ritmi di crescita della popolazione straniera presente in Italia: il tasso medio annuo dovrebbe ridursi dall’attuale 7% (2011-2014), all’1,3% circa nel 2030-2034.

Partendo da questi dati abbiamo chiesto al direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino, incontrato a Macerata, di tracciare un punto sull’immigrazione in Italia: “L’Italia è un Paese che in questi anni è cambiato totalmente, perché è diventato, senza accorgesene, un Paese multiculturale, multi religioso e multietnico, perché nel nostro Paese vivono quasi 5.000.000 di immigrati. E’ una realtà con la quale ci dobbiamo confrontare e non fare la politica dello struzzo facendo finta che non ci sia; occorre adottare politiche di integrazione nella legalità e nel rispetto delle leggi e della sicurezza.

Gli immigrati pongono problemi, ma non sono il problema; anzi la mentalità che dovremo cambiare è quella di non considerarli un problema, ma una risorsa se si adottassero politiche che favoriscano l’integrazione. Sono una risorsa dal punto di vista economico, perché con il loro lavoro contribuiscono al PIL (quasi il 10%); ma sono anche una ricchezza dal punto di vista demografico per un Paese che ha un tasso di livello di nascite più basso al mondo. Però bisogna che questo fenomeno dell’emigrazione venga governato, cosa che in questi anni non abbiamo fatto, perché le leggi di questo Paese sono state ispirate più ad un principio di esclusione che ad un principio di integrazione”.

Un gesto importante in questo anno giunto a conclusione: papa Francesco a Lampedusa. Quale è la visione della Chiesa nell’accoglienza agli immigrati? “Credo che il gesto di papa Francesco di fare la prima uscita a Lampedusa sia stato il segnale di attenzione notevole verso questo fenomeno dell’immigrazione; ma soprattutto ha richiamato l’attenzione sulle migliaia di persone che hanno perso la vita facendo l’attraversata da una sponda all’altra. Il papa, con il suo viaggio, ha dimostrato la vicinanza della Chiesa alle persone ultime. Infatti il papa ha sempre parlato di una Chiesa che va alle periferie non solo geografiche, ma anche a quelle dell’esistenza.

Una delle periferie è quella rappresentata proprio dal fenomeno degli immigrati. Questo ha richiamato l’attenzione ad una politica improntata ad una maggiore accoglienza ed apertura soprattutto nei confronti di queste persone, che cercano il riscatto da situazioni di estremo disagio. Anche papa Francesco ha vissuto di persona il fenomeno dell’emigrazione, in quanto i suoi genitori sono emigrati dall’Italia e lui ha sentito parlare di quanta sofferenza ha comportato entrare in un Paese straniero; quindi sa cosa vuol dire essere vicino a persone che devono abbandonare gli affetti e la propria terra”.

Però qualcuno ha storto il naso quando ha invitato ad aprire i conventi? “Questo papa ci sta sconvolgendo, ma semplicemente sta annunciando il Vangelo! Nella visita al Centro Astalli di Roma ha proprio detto che bisogna dare ospitalità ed aprire i conventi che sono vuoti, mettendoli a disposizione. Quindi sta invitando la Chiesa ad essere più vicina al Vangelo, perché l’accoglienza è nel cuore del messaggio evangelico e non qualcosa di estraneo. Quindi il cuore del Vangelo è proprio questa vicinanza e questo amore al prossimo”.

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