GIORNATA DI SPIRITUALITÀ A ROMA 1° FEBBRAIO

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Per i 500 consacrati e amici della Comunità Nuovi Orizzonti che si sono ritrovati per il ritiro spirituale di febbraio, due grandi ospiti hanno affrontato il tema della santità come volontà di Dio per tutti gli uomini: Don Marco Tecilla – primo focolarino a seguire Chiara Lubich – ha spiegato che, essendo creati a immagine e somiglianza di Dio, nel nostro dna è impresso il bisogno, la tensione ad avere una relazione profonda con Dio e con gli uomini. Con il peccato originale queste tensioni vengono rotte, ma Dio che è amore rimane fedele sempre. Per rispondere liberamente al suo infinito amore occorre fare la sua volontà, vivere il momento presente, e amarsi gli uni gli altri come Gesù ha amato noi; Don Giovanni D’Ercole ha puntualizzato che il vero nemico dell’uomo e di Dio è il demonio dal quale vengono tutti i mali. Gesù con la sua incarnazione, morte e risurrezione viene a ristabilire l’ordine e a sconfiggerlo per sempre. Ma nella vita quotidiana la battaglia si gioca ogni giorno: solo se Dio è al primo posto nella propria vita si può essere veramente felici.

È stata una giornata ricca di preziose parole e insegnamenti quella di domenica 1° febbraio al teatro Gianelli a Roma, per i consacrati e gli amici della comunità Nuovi Orizzonti che – come consuetudine per ogni prima domenica del mese – si sono radunati per la loro giornata di spiritualità.

A tenere la meditazione della mattina questa volta c’è stato un ospite d’onore, don Marco Tecilla, colui che fu il primo uomo a seguire Chiara Lubich e le prime focolarine nell’esperienza del Movimento dei Focolari. Da tempo amico della Comunità Nuovi Orizzonti, don Marco ha accettato di parlare in questa occasione e per farlo ha scelto un tema a lui tanto caro, la santità; “Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione” (1Ts 4,3).

Don Marco ha iniziato la sua riflessione domandandosi perché Dio vuole che noi siamo santi e perché il più delle volte non sentiamo la sete di santità che invece dovrebbe caratterizzarci. Dalla Genesi leggiamo infatti che l’uomo fu fatto a immagine e somiglianza di Dio ed egli, che è santo, vuole che a nostra volta anche noi siamo santi (“Siate santi perché io sono santo” Lv 11,44). Purtroppo non comprendiamo sempre che dono sia per ciascuno di noi l’essere fatti a immagine e somiglianza di Dio. Al momento della creazione Dio imprime nell’uomo una sorta di timbro, come una componente del dna: l’uomo nel suo codice genetico ha scritto che è chiamato ad avere una relazione profonda con gli altri uomini e con Dio, come accade all’interno della Trinità. Nell’Eden l’uomo riceve il dono della libertà con il quale può scegliere di amare Dio e rispettare le sue leggi oppure decidere di trasgredirle e non amare Dio. Dio dice all’uomo che se vuole essere felice deve rispettare l’albero posto nel centro del giardino (la conoscenza del bene e del male). Ma il demonio tenta l’uomo e lo tenta su un versante molto delicato, quello della tensione verso Dio. Gli assicura che sarà felice al di fuori di Dio. Ora l’uomo era caratterizzato da tre tensioni; la prima verso Dio: l’uomo e Dio passeggiavano insieme nel giardino, il loro rapporto era semplice e senza veli; la seconda: una tensione orizzontale, l’amore scambievole tra gli uomini; la terza: la tensione verso il creato con il quale era in perfetta armonia. Con il suo progetto malefico il demonio rompe queste tre tensioni e così l’uomo comincia ad avere paura di Dio, non rispetta i propri simili (Caino uccide Abele per invidia) e il creato si ribella all’uomo – dal momento del peccato originale, infatti l’uomo inizierà a nutrirsi lavorando col proprio sudore. Questa situazione rimane per lo più invariata sino all’avvento di Gesù e alla sua risurrezione: Gesù redime il rapporto dell’uomo con Dio. Ciò non significa che dopo la ribellione dell’uomo Dio gli abbia voltato le spalle, tutt’altro; Egli è sempre rimasto fedele, è sempre rimasto Amore. Come il Sole è tale perché illumina e riscalda e se cessasse queste sue funzioni smetterebbe di essere Sole, allo stesso modo Dio è Amore e se smettesse di amare non sarebbe più Dio. Egli ci ama immensamente. Il problema dell’uomo non riguarda allora la fedeltà di Dio, ma la propria. È infatti a causa del suo allontanamento dal proprio Creatore che egli sperimenta il vuoto, l’abbandono.

Ma come si può allora rispondere a questo infinito amore che Dio ha per ciascuno di noi? Le risposte si trovano nel Vangelo. “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7,21); “Mio cibo è fare la volontà di Dio” (Gv 4,34). Per amare Dio occorre fare la sua volontà. Non si tratta di un sentimento, ma di un atto decisionale. E per capire la volontà di Dio è sufficiente fare riferimento alla sacra Scrittura, al magistero della Chiesa, ai regolamenti di Comunità (per chi fa parte di Comunità riconosciute dalla Chiesa), ma anche ai propri superiori a scuola o sul lavoro, quando le loro indicazioni o richieste non vanno contro la nostra coscienza.

Don Marco ha poi usato un’immagine per spiegare come volontà di Dio è che viviamo il momento presente. Ha chiesto di immaginare un bosco molto buio dove non si vede nulla. Dal cielo nasce d’un tratto un fascio di luce che illumina una superficie di un metro quadrato. In questo spazio è possibile riconoscere dossi, sassi, cunette, ostacoli e così non inciampare. Il fascio però non sta fermo ma segue il tempo. Dunque per poter continuare a vedere devo necessariamente seguire il fascio, camminare con lui; se mi fermo a pensare al passato, ai miei errori, a ciò che è stato, oppure al futuro, a ciò che potrà essere, esco dal fascio e rischio di cadere. Dio è l’eterno presente, Egli mi ama in questo istante e io posso rispondere al suo amore adesso. Se vivo il momento presente faccio la volontà di Dio. I santi sono coloro che hanno saputo aderire totalmente alla volontà di Dio, abbandonandosi senza riserve al loro Creatore.

La nostra vita è un eterno ricominciare. Nessuno è confermato in grazia sino al momento della morte. Gesù dice: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29). Ed è nel fare le cose pratiche di ogni giorno che dobbiamo imparare da lui; essere umili e miti e fare bene ciò che dobbiamo fare. Gesù ci dà il suo nuovo comandamento: “Amatevi come io vi ho amati” (Gv 13,34), questa è la sua chiara e specifica volontà per ciascuno di noi.

Il mondo oggi soffre il freddo dell’anima perché cerca Dio, cerca la felicità, ma nei luoghi e nei modi sbagliati, perché in realtà non sa che cosa deve cercare. I pagani, al tempo dei primi cristiani, guardavano questi ultimi e si stupivano per quanto si amavano, pronti a dare la vita gli uni per gli altri. Gesù non ha promesso paradisi artificiali, strade in discesa, si è caricato piuttosto di tutto il peccato del mondo, persino della sensazione di abbandono dal Padre, e ha detto: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,23).

Dunque per rispondere al grande dono d’amore di Dio occorre fare la sua volontà e vivere lo stesso amore che lui ci ha donato tra di noi. Dopo l’intervento di don Marco Tecilla sono stati dati alcuni avvisi ed è stata celebrata la S. Messa presieduta da don Giovanni D’Ercole, il quale – nell’omelia – ha ripreso il discorso di don Marco circa l’origine dell’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio. Don Giovanni ha puntualizzato che finché l’uomo si è fidato di Dio e lo ha ascoltato, tutto è andato per il meglio, ma nel momento in cui il nemico di Dio e dell’uomo – il diavolo – si è insinuato nella relazione tra i due, ogni cosa si è complicata: la relazione semplice, profonda e armoniosa che esisteva tra l’uomo e Dio si è rotta e l’uomo ha perso la felicità. Ma Gesù viene per ristabilire l’ordine, per permettere all’uomo di riavvicinarsi a lui. Nel vangelo di Marco il primo miracolo di Gesù che viene riportato è lo scontro con il nemico e la vittoria su di esso: viene raccontato un esorcismo (Mc 1,21-28). In questo scontro il demonio si scaglia contro Gesù chiedendogli se è venuto per rovinarlo e fa una grande e autentica professione di fede, dice infatti: “Io so chi tu sei: il santo di Dio” cioè afferma: “Sei venuto a riprenderti l’uomo che ho staccato da te? Io so chi tu sei: sei l’unico che può rendere felice l’uomo”. Ed egli non vuole che l’uomo sia felice. Egli lo odia perché odia Dio, ma contro di lui non può nulla, perciò si scaglia contro l’uomo – creatura prediletta di Dio. Gesù è venuto a indicarci chi è il vero nemico dell’uomo e di Dio. Gesù viene con autorità a liberarci (Mc 1, 27). Gesù ha uno scontro diretto con il demonio e lo vince. Egli è l’unico che può vincerlo.

Tutto il male che oggi esiste nel mondo viene da questo nemico. La violenza, gli imbrogli, le ingiustizie, la convinzione che si possa essere felici senza Dio sono grandi menzogne del demonio. In realtà chi vive queste situazioni è infelice e abbandonato da tutti. Il diavolo professa che Gesù è l’unico che può rendere felice l’uomo con odio, con rabbia; noi siamo chiamati a fare la stessa professione di fede con umiltà, con amore. Senza Dio non possiamo fare nulla. La santità non è fare tante cose, è non impedire a Dio di esserci amico. Un amico che ci parla, ci precede, ci riprende, ci accompagna sempre. Riprendendo S. Paolo nella prima lettera ai Corinzi (la prima lettura della S. Messa di domenica, 1Cor 7,32-35), don Giovanni conclude: che tu sia sposato o no, ricordati che Gesù deve stare al primo posto nella tua vita perché tu possa essere veramente felice.

Nel pomeriggio i presenti hanno potuto affidare tutte le riflessioni e i buoni propositi suscitati dalle catechesi di don Marco e don Giovanni direttamente al cuore di Gesù, in un momento di preghiera di lode alla presenza del Santissimo Sacramento. La giornata di spiritualità si è conclusa intorno alle 17.00 in un clima di grande festa. Per informazioni www.nuoviorizzonti-onlus.com oppure 0775.502353.

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