L’etica per non rischiare l’eugentica: il convegno della Accaemia per la Vita

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Contro il rischio dell’ eugenetica ci vuole il consenso informato. Il 20 e il 21 febbraio in Vaticano la Pontificia Accademia per la Vita apre il dibattito su genetica ed etica. La XV assemblea generale della accademia presieduta dal vescovo Rino Fisichella si pone davanti al dilemma tra cosa è possibile e cosa è giusto in campo genetico. Una frontiera ancora da esplorare per alcuni aspetti.

“Le nuove frontiere della genetica e il rischio dell’eugenetica” è il titolo del convegno. Oramai “è possibile la mappatura di migliaia di geni che permettono la conoscenza di diverse tipologie di malattie e viene offerta spesso la concreta possibilità di superare la patologia ereditaria.” ha ricordato Fisichella presentando il tema alla stampa.

“Le conquiste genetiche appartengono al costante e spesso frenetico progresso tecnologico che sembra non avere più confini”, ma è anche vero che “il rischio di una deriva della genetica non è solo un richiamo teorico che viene fatto; appartiene, purtroppo, a una mentalità che tende lentamente ma inesorabilmente a diffondersi. Il termine di “eugenetica” sembra relegato al passato e il solo richiamo terminologico fa inorridire.”

È quindi auspicabile una alleanza tra etica e genetica perché “l’eugenetica rappresenta oggi la principale strumentalizzazione discriminatoria delle scoperte della scienze genetica.” Ha detto Mons. Ignacio Carrasco de Paula, Cancelliere della Pontificia Accademia. “ È questo il punto che il Congresso si propone di esplorare. Ovviamente l’obiettivo principiale è richiamare l’attenzione di tutti sui notevoli benefici che possiamo ottenere dalla ricerca genetica se, come sembra corretto e auspicabile, vengono indirizzati verso di essa sia l’impegno dei ricercatori che gli investimenti pubblici e privati, superando la tentazione delle apparenti scorciatoie proposte dalla eugenetica.” Molto concretamente Bruno Dallapiccola, Docente di Genetica Medica presso l’Università “La Sapienza” di Roma, ha spiegato come oggi siamo oltre la fase di lettura, sequenziamento, del genoma, e dobbiamo integrarla con la “conoscenza dei meccanismi di interazione tra i geni, e tra essi e l’ambiente, nonché dalla comprensione dei complessi meccanismi di regolazione genica, durante lo sviluppo e la vita postatale.

E’ evidente che ogni tentativo di semplificazione di un progetto che, per la sua stessa natura, è molto complesso, significa fare un cattivo uso della Genetica. Non va perciò ignorato che l’uomo è la sommatoria degli effetti delle caratteristiche ereditate al momento del concepimento e dell’ambiente. Per questo, si deve essere critici tanto nei confronti dei ‘riduzionisti’, che ritengono che il sequenziamento del genoma umano sia sufficiente a chiarire il senso della vita umana, quanto nei confronti dei ‘deterministi’, che credono di riuscire a predire, solo attraverso la lettura del DNA, il destino biologico di una persona. I progressi della Genetica stanno chiarendo i meccanismi che sono alla base della variabilità tra le persone e questo, in un’epoca di disumanizzazione della Medicina, rappresenta un valore che necessita di essere apprezzato, perché è proprio il riconoscimento di quella variabilità biologica ad aiutarci a guardare ad ogni paziente non più come ad un numero, all’interno di un protocollo, e neppure come ad un semplice prodotto del codice genetico, ma come ad una persona”.

Il convegno si svolge nell’Aula del Sinodo nuovo in Vaticano e sono già iscritti più di 400 partecipanti. Al temine dei lavori il papa riceverà tutti i partecipanti.

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