La Chiesa e Galileo: un convegno ma niente statua

Panoramica di piazza San Pietro
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“La Chiesa desidera onorare la figura di Galileo, geniale innovatore e figlio della Chiesa. I tempi sono ormai maturi per una nuova considerazione della figura di Galileo e dell’intero Caso Galilei”: è quanto si legge in una nota diffusa dalla Sala stampa vaticana, in occasione della presentazione delle iniziative promosse dalla Santa Sede per l’anno dell’astronomia, tra cui il convegno internazionale su Galileo Galilei, che si terrà a Firenze dal 26 al 30 maggio.

L’Anno dell’Astronomia rappresenta per la Santa Sede una “importante occasione di approfondimento e di dialogo” si legge nella nota. E parlando di astronomia, il pensiero va subito a Galileo: “Egli ha aperto per l’umanità un mondo finora poco sconosciuto, allargando i confini della nostra conoscenza e costringendoci a rileggere il libro della natura sotto una nuova luce” si legge nel comunicato. La Chiesa “vive quest’anno dell’astronomia con la consapevolezza di aver già compiuto in proposito (al Caso Galileo, ndr) un lungo cammino di riflessione” e oggi “in un clima più sereno, possiamo finalmente guardare alla figura di Galileo e riconoscervi il credente che tentò, nel contesto del suo tempo, di conciliare i risultati delle sue ricerche scientifiche con i contenuti della fede cristiana. Per questo, Galileo merita tutto il nostro apprezzamento e la nostra gratitudine”.

La nota della Santa Sede ripercorre anche tutti i passaggi del Caso Galileo: “Già il Concilio Vaticano II, in esplicito riferimento a Galileo, aveva deplorato ‘certi atteggiamenti mentali, che talvolta non sono mancati nemmeno tra i cristiani, derivati dal non avere sufficientemente percepito la legittima autonomia della scienza’. Posteriormente, Giovanni Paolo II istituì nel 1981 una Commissione per riesaminare a fondo il Caso Galileo e rimuovere gli ostacoli che questo caso poneva per un sereno confronto tra la scienza e la fede. La Commissione, guidata nella sua ultima tappa dal cardinale Paul Poupard, ebbe il coraggio di riconoscere gli errori dei giudici di Galileo, i quali, ‘incapaci di dissociare la fede da una cosmologia millenaria, credettero, indubbiamente a torto, che l’accettazione della rivoluzione copernicana, peraltro non ancora definitivamente provata, fosse di natura tale da far vacillare la tradizione cattolica e che, pertanto, fosse loro dovere proibirne l’insegnamento’. Questo ‘errore soggettivo di giudizio’, a causa del quale Galileo ebbe molto a soffrire, fu riconosciuto senza mezzi termini nella Seduta pubblica davanti al Corpo diplomatico e ai membri della Pontificia accademia delle scienze. Oggi, in un clima più sereno, possiamo finalmente guardare alla figura di Galileo e riconoscervi il credente che tentò, nel contesto del suo tempo, di conciliare i risultati delle sue ricerche scientifiche con i contenuti della fede cristiana”. Diversi dicasteri vaticani, a vario titolo e con diverso grado di coinvolgimento, promuovono manifestazioni, iniziative, e progetti che hanno come oggetto l’astronomia e la figura di Galileo.

La Santa Sede sottolinea il “vincolo stretto tra la contemplazione del cielo stellato e la religione. In quasi tutte le culture e civiltà, l’osservazione del cielo è impregnata di un senso profondamente religioso. Nei movimenti dei pianeti e nell’ordinata rotazione della volta celeste gli uomini hanno cercato risposta ai loro più profondi interrogativi. Anche la Bibbia conserva le tracce di questa antica sapienza. Nella storia della Chiesa, l’astronomia ha avuto anche un ruolo privilegiato. Come parte del Quadrivium, le arti liberali che precedevano lo studio della filosofia e la teologia, l’astronomia fu introdotta nel curriculum ecclesiastico da Gerberto d’Aurillac, Papa e astronomo, a cavallo dell’anno mille”. A testimonianza di questo interesse, ci sono le meridiane nelle Chiese, una delle quali è la stessa piazza san Pietro e, soprattutto, c’è l’Osservatorio astronomico vaticano. E Papa Benedetto XVI, all’inizio dell’anno dell’astronomia ha ricordato il sorgere ai nostri tempi di una nuova visione cosmologica proprio ‘grazie alla passione e alla fede di non pochi scienziati, i quali – sulle orme di Galileo – non rinunciano né alla ragione né alla fede, anzi, le valorizzano entrambe fino in fondo, nella loro reciproca fecondità’”.

Fonte: Il Velino 

 

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