Papa Francesco, i media e la chiarezza

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Il problema principale è sempre quello della chiarezza. Negli ultimi tempi due temi hanno avuto grande spazio nel dibattito mediatico: la possibilità per i divorziati risposati di accedere all’ Eucaristia, e la vicenda del vescovo della diocesi tedesca di Limburg. Questioni diversissime tra loro ovviamente, ma legate da una caratteristica: i media hanno confuso le idee dei fedeli ma il Papa  non si è lasciato intrappolare dai luoghi comuni.

Cominciamo dall’annosa questione dei divorziati risposati. Un tema difficile, affrontato da anni in diversi sinodi, convegni, riunioni e dibattiti, discusso da canonisti, teologi e pastori, ma alla fine la unica verità da cui partire è la indissolubilità del sacramento del matrimonio nella Chiesa cattolica, se valido. Ecco una delle strade da percorrere è quella dell’accertamento della validità del sacramento. Joseph Ratzinger era un sostenitore fin da cardinale e poi da Papa della attenzione su questo punto: come riconoscere la validità del sacramento. Perchè nella società contemporanea è ovvio che la mancanza di fede con cui si arriva all’altare può “viziare” la validità del sacramento.

Un tema che fa discutere canonisti e teologi. Poi ci sono i parroci che si trovano ogni giorno ad affrontare chi chiede di accedere alla Eucaristia. La Chiesa ha sempre manifestato attenzione e misericordia, ma non può negare la verità del Vangelo.

Così dopo l’entusiamo seguito alle parole di Papa Francesco di ritorno da Rio, intepretate in mondo impreciso, ecco la “doccia fredda” del testo del Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede Mueller che mette in chiaro le cose.

Si scatenano di nuovo i tweet e i commenti, ma è ovvio che il prefetto ha l’assenso del Papa, altrimenti l’articolo non sarebbe apparso sull’ Osservatore Romano.

Stessa dinamica per la infelice vicenda del “vescovo spendaccione” di Limburg Franz-Peter Tebartz-van Elst. La ristrutturazione di un complesso episcopale non è affare da poco e certo si può decidere di farla in vario modo. La Chiesa tedesca è ricca e la struttura del complesso sembra sia un vero capolavoro. Ma il vescovo è stato imprudente, ha maldestramente nascosto certe scelte, e ha attirato su di se le critiche di coloro che in diocesi non sopportavano il suo stile conservatore. Sta di fatto che la Santa Sede ha preso il fatto sul serio. E’ arrivata una “visita fraterna” da Roma, e la Conferenza Episcopale Tedesca ha istituito una commissione per indagare se si trattasse di frode o solo di prodigalità. Ma ai media non è bastato. Il Papa ha ricevuto i vertici dell’episcopato tedesco e lo stesso vescovo che ha detto di essere grato al Papa per “l’incoraggiante incontro”, e si è stretto in un assoluto riservo. Il giorno dopo l’incontro ecco l’illuminante comunicato ufficiale: “Il Santo Padre è stato continuamente informato ampiamente e obiettivamente sulla situazione nella Diocesi di Limburg. Nella Diocesi si è venuta a creare una situazione nella quale il Vescovo, S.E. Mons. Franz-Peter Tebartz-van Elst, nel momento attuale non può esercitare il suo ministero episcopale.

Dopo la “visita fraterna” di S.Em.za il Card. Giovanni Lajolo nello scorso mese di settembre, la Conferenza Episcopale Tedesca, conformemente a un accordo fra il Vescovo e il Capitolo del Duomo di Limburg, ha costituito una Commissione per intraprendere un esame approfondito della questione della costruzione della Sede episcopale. In attesa dei risultati di tale esame e dei connessi accertamenti sulle responsabilità in merito, la Santa Sede ritiene opportuno autorizzare per S.Ecc.za Mons. Franz-Peter Tebartz-van Elst un periodo di permanenza fuori della Diocesi.

Per decisione della Santa Sede entra fin da oggi in vigore la nomina dello Stadtdekan Wolfgang Rösch come Vicario Generale, nomina che era stata annunciata dal Vescovo di Limburg per il 1° gennaio 2014. Il Vicario Generale Rösch amministrerà la Diocesi di Limburg durante l’assenza del Vescovo diocesano nell’ambito delle competenze legate a tale ufficio.”

Il Papa non sospende il vescovo, ma comprende che non può esercitare il suo compito nella diocesi e lo autorizza ad allontanarsi in attesa del risultato dell’accertamento delle responsabilità”.

Insomma attende e lascia che siano i vescovi locali a studiare la questione.

Nessuna “concessione” alle decisioni a mezzo stampa. Il compito della comunicazione è la chiarezza e la informazione in primo luogo, e certo non quello di “gestire” la Chiesa, e Papa Francesco, come i suoi predecessori, lo sa molto bene.

 

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