Cleopatra e Roma, la mostra al Chiostro del Bramante

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Fino al prossimo primo febbraio al Chiostro del Bramante si potrà visitare la mostra Cleopatra. Roma e l’incantesimo dell’Egitto. Circa 180 pezzi scultorei, affreschi, gioielli, oggetti, monete provengono dal Museo Egizio di Torino, dai Musei Vaticani e dai Musei Capitolini, dal Museo Nazionale Romano, dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli e dal Museo Egizio di Firenze e ancora dal British Museum di Londra, dal Musée du Louvre di Parigi e dal Kunsthistorisches Museum di Vienna. I più importanti musei archeologici del mondo hanno unito le proprie forze, privandosi di pezzi prestigiosi delle rispettive collezioni per alcuni mesi, pur di realizzare una mostra suggestiva e spettacolare. Roma aveva già ospitato una mostra su questo tema nel 2000, quando la Fondazione Memmo dedicò un omaggio a Cleopatra, registrando un record di visitatori. Adesso ci riprovano Arthemisia Group e DART Chiostro del Bramante con la cura di Giovanni Gentili. Questa mostra approfondisce il rapporto tra Cleopatra e Roma quando, poco più che ventenne, la regina dei Tolomei egizi si legò prima a prima Giulio Cesare e poi a Marco Antonio nell’ultimo periodo di vita della Repubblica romana avviata verso il principato augusteo.
Tra i 180 pezzi archeologici e museali esposti ve ne sono alcuni per la prima volta visibili a Roma: il ritratto di Cleopatra detto “Nahman”, il ritratto di Ottavia, sposa di Marco Antonio e sorella di Augusto rilavorato come Cleopatra, un ritratto della regina d’Egitto giovanissima realizzato probabilmente nel 51 a.C., l’Alessandro Magno “Guimet” del Museo del Louvre (II sec. a.C.), capolavoro della scultura ellenistica, un bronzo inedito che ritrae Alessandro Sole, figlio di Cleopatra e Marco Antonio e lo spettacolare mosaico del Nilo proveniente dal Museo di Priverno. La mostra – oltre all’indiscutibile risvolto archeologico e artistico ha una finalità fondamentalmente storica e didattica. L’arte antica, ricordiamolo, aveva una funzione religiosa o politica. Il percorso espositivo, suddiviso in nove sezioni, lo illustra bene: – Cleopatra. L’ultima regina d’Egitto – La terra del Nilo – I sovrani ellenistici – Gli dei e il sacro nell’Egitto tolemaico – Le arti; I protagonisti, le vicende – Cleopatra e Roma. 

 

Cleopatra VII Thea Filopatore, ultima regina d’Egitto, regnò dal 69 al 30 a.C. e fu personaggio importantissimo della sua epoca. Pare non sia stata particolarmente bella ma fu sicuramente seducente, intelligente e risoluta, dotata di un intelletto brillante e quindi colta e raffinata, di indole libera e indipendente. Coinvolta in complesse e drammatiche vicende politiche era destinata a trasformarsi da personalità storica in un mito storico, in un’icona dell’arte e del costume. Cleopatra è divenuta infatti una delle figure femminili più discusse e rappresentate in ogni forma e modo nella cultura occidentale. Già a questo punto possiamo evidenziare i due difficoltosi crinali sui cui si muove la mostra del Chiostro del Bramante: la novità archeologica e artistica dei reperti esposti, rispetto alle mostre precedenti sullo stesso tema, e la netta differenziazione perseguita dal curatore da quell’utilizzo – nell’800 e nel ‘900 assai diffuso – del mondo antico come ambiente di ricostruzioni favolistiche e massificate propinate dai media dello spettacolo e della comunicazione popolare. Pure aperta a sollecitazioni didascaliche e divulgative, la mostra su Cleopatra e Roma conserva quindi un forte rigore archeologico e storico che la rendono interessante anche per il pubblico dell’arte e dei musei. Gli stessi dispositivi multimediali presenti lungo il percorso – che sono destinati alla fruizione dei bambini e dei ragazzi (come le videolezioni di Valerio Massimo Manfredi) – non disturbano più di tanto.

Il visitatore che saprà concentrarsi sull’affresco proveniente da Pompei con Scena nilotica con pigmei cacciatori (55-79 d.C., Museo Archeologico Nazionale di Napoli), sulle raffigurazioni degli antichi dei egizi e greci e delle nuove divinità che popolano il cielo e l’oltretomba dell’Egitto tolemaico, sul Ritratto di Giulio Cesare (30 a.C. ca., Musei Vaticani) e su quello di Cleopatra ritrovato a Roma (ca. 45 a.C., Musei Vaticani), oltre che sugli splendidi cammei e le preziose monete sarà ripagato da una intesa suggestione e da affascinanti scoperte. Particolarissima è la scultura Gruppo di acrobata e coccodrillo, in marmo, proveniente da Londra British Museum che, insieme ad altre, consente una vera e propria fruizione estetica ed atemporale del manufatto.

Particolarmente impegnativa, per il visitatore attento ed informato, è la sezione che ha per protagonisti i principali personaggi della vicenda storica che ha luogo allo scadere della Repubblica romana: Gneo Pompeo e Giulio Cesare in lotta per il potere a Roma e poi l’incontro di Cesare con Cleopatra VII, da cui nascerà Tolomeo XV Cesarione; quindi Marco Antonio e Ottaviano, alleati come vendicatori dell’omicidio di Cesare, e, infine, la nuova coppia Cleopatra e Marco Antonio e il destino dei figli di questi (i gemelli Alessandro Helios e Cleopatra Selene e Tolomeo Filadelfio). Vicende intricate e straordinarie che hanno ridisegnato la storia e la geografia del Mediterraneo nella seconda metà del I secolo a. C.

La mostra documenta bene anche gli “anni romani” di Cleopatra (dal 46 al 44 a.C.) quando la regina d’Egitto visse a Roma e il costume e la moda dell’Urbe cambiarono sotto l’influenza della sua corte. Mentre le matrone iniziavano ad acconciarsi all’egizia e ad indossare monili elaborati sull’immagine del sacro serpente simbolo della regalità e dell’immortalità dei faraoni, case, ville e giardini si rivestivano di pitture, mosaici, sculture e arredi ispirati al “magico” regno egizio. Fu questa l’egittomania di Roma, con artisti e artigiani alessandrini che vi si trasferivano per rispondere con maggiore celerità alle crescenti richieste della classe patrizia locale. Aegypto capta, “Egitto conquistato”, era inciso sul dritto delle monete coniate da Ottaviano intorno al 28-27 a.C. dopo la vittoria su Antonio e Cleopatra. Ma fu anche Roma a subire l’indiscutibile fascino dell’Egitto e a rimanerne a sua volta conquistata. In mostra si troveranno quindi Tiberio raffigurato come un faraone, un misterioso Ritratto di imperatore romano come faraone del I secolo d.C. – proveniente dal Louvre – e le effigi di altri successori di Augusto, come Nerone e probabilmente Domiziano, che fu propugnatore dei culti isiaci a Roma: testimonianze di un’età d’ingresso di subculture magiche ed esoteriche in Europa.

Importanti sono, quindi, la mediazione storica ed archeologica relative al significato degli oggetti e delle singole opere d’arte esposte, ma anche la comprensione della ricca trama culturale che collega i diversi reperti che la mostra offre silenziosamente ai visitatori. Una trama che svela aspetti latenti, ma sempre presenti, nel rapporto fra arte, simboli e vita sociale.

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