Papa Francesco verso l’incontro con la commissione referente dello IOR

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La pontificia commissione referente sullo IOR dovrebbe incontrare Papa Francesco la prossima settimana, al termine di una tre giorni di “mini plenaria” in cui i cinque membri metteranno sul tavolo le loro prime conclusioni. Ma i lavori della commissione (istituita con chirografo del 26 giugno)  non termineranno con l’incontro con Papa Francesco. Anche perché lo IOR non ha ancora un direttore generale, le cui funzioni sono svolte ad interim dal presidente del Consiglio di Sovrintendenza von Freyberg. E la commissione vorrebbe vedere funzionare lo IOR in piena operatività.

Per questo, la commissione referente dovrebbe prendere carta e penna per chiedere allo IOR, tra le prime cose, quella di accelerare la nomina di una nuova direzione generale.

Il cambio della direzione operativa dell’Istituto delle Opere di Religione era stato comunicato lo scorso 1 luglio. Il direttore generale Paolo Cipriani e il suo vice Massimo Tulli si erano dimessi a seguito dello scandalo di Nunzio Scarano, l’impiegato dell’APSA (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica). Scarano, accusato di riciclaggio e corruzione, avrebbe disposto un po’ troppo disinvoltamente dei conti dello IOR. E la discussione sulla mancanza di vigilanza aveva travolto inevitabilmente i vertici manageriali dell’Istituto.

Nel momento difficile, von Freyberg aveva preso la situazione in mano. Con decisione, aveva fatto partire una operazione trasparenza che mirava soprattutto a ripulire l’immagine dello IOR, e dare ad essa nuova credibilità. Aveva annunciato la pubblicazione di un rapporto annuale, on line dallo scorso martedì. E, per controllare e “certificare” i conti correnti, aveva chiamato gli esperti americani del Promontory Financial Group. Una mossa che ha comunque lasciato dei dubbi, dei margini di discussione. Perché il bilancio dello IOR era già certificato da una società esterna, la Deloitte. E perché in fondo si rischia di esaltare troppo il ruolo di società esterne, e di creare uno “stacco” troppo forte tra un prima e un dopo.

Ma lo IOR aveva cominciato da tempo la sua operazione di trasparenza, e persino MONEYVAL, il comitato del Consiglio d’Europa che valuta l’aderenza dei Paesi membri agli standard internazionali antiriciclaggio, aveva sottolineato che gli standard dello IOR sorpassavano persino quelli richiesti.

Lo scandalo di Scarano, però, ha chiesto all’Istituto un supplemento di sforzo nel ricostruire la sua immagine. Le dimissioni di Cipriani e Tulli sono state accompagnate dall’annuncio che von Freyberg avrebbe preso l’interim della direzione generale.  A coadiuvare von Freyberg, erano stati chiamati Rolando Marranci in qualità di Vice-Direttore e Antonio Montaresi nella nuova posizione di Chief Risk Officer con la responsabilità di compliance e progetti speciali. Nel comunicato si leggeva che “Rolando Marranci è stato Chief Operating Officer presso una nota banca italiana a Londra. Antonio Montaresi ha operato come Chief Risk Officer e Chief Compliance Officer presso varie banche negli Stati Uniti”.

Curriculum abbastanza scarni, che non mettevano in luce un dato: Montaresi viene direttamente dal Promontory Financial Group. Così come Elizabeth McCaul e Raffaele Colosimo, che non solo hanno guidato la squadra di analisi dei conti dello IOR, ma sono stati chiamati da von Freyberg a diventare “senior advisor” dello stesso istituto.

Quanto una società esterna come Promontory (che negli Stati Uniti è stata anche criticata e definita una sorta di “regolatore ombra” del mercato in articoli pubblicati sul New York Times e sul sito di inchieste ProPublica) potrebbe prendere il controllo dello IOR? Sono le domande che erano state sollevate già alla pubblicazione del primo rapporto annuale dell’Istituto.

E sono le stesse domande cui dovrà rispondere la Commissione referente. Che ha già fatto visita all’Istituto, cercato di mettere insieme i tasselli, di comprendere il modo in cui l’Istituto lavora e di definirne le funzioni. E, soprattutto, di comprendere se è il caso di cambiare qualcosa della “ragione sociale” dell’Istituto, o se conviene alla Chiesa mantenerlo come fu strutturato dal Chirografo del 1990. In fondo, lo IOR serve alla missione della Chiesa.

Ma la commissione vuole vedere operare l’Istituto a pieno organico. I rumors vaticani parlano di una serie di riunioni che i membri della commissione referente terranno l’8, il 9 e il 10 ottobre. Poi, incontreranno Papa Francesco. Ma il lavoro da fare è ancora lungo.

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